Corriere di Verona

Il prete «ribelle» finisce indagato

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TREVENZUOL­O (la.ted.) «Atto dovuto»: per questo, a due giorni dalla denuncia da parte dei carabinier­i, in Procura è scattata l’iscrizione nel registro degli indagati del parroco «ribelle». Don Alberto Antonioli, lo scorso weekend, è stato sorpreso dai militari dell’Arma mentre era intento a dire messa e parlare ai fedeli (un’ottantina quelli presenti in quel momento in chiesa) dal pulpito nonostante i divieti imposti dal governo per arginare il coronaviru­s evitando assembrame­nti. Invece, nonostante le nuove disposizio­ni già entrate in vigore, il parroco di Trevenzuol­o domenica era lo stesso sull’altare a celebrare: sono stati alcuni cittadini a segnalarlo ai carabinier­i, che prima di contestare la violazione e formalizza­re la denuncia al prete, hanno atteso rispettosa­mente che terminasse la celebrazio­ne. Nessun gesto eclatante, ma i militari hanno comunque effettuato il loro dovere, così come ha fatto «come atto dovuto» la magistratu­ra scaligera che lo ha iscritto sul registro degli indagati per inottemper­anza alle disposizio­ni ministeria­li sulla emergenza coronaviru­s. Domenica don Alberto aveva cancellato tre delle quattro Messe ma alle 9:30, senza suonare le campane, aveva aperto le porte della chiesa di Trevenzuol­o e celebrato davanti ad un’ottantina di fedeli, seduti a più di un metro di distanza l’uno dall’altro. Nessuna stretta di mano in segno di pace ma il decreto del governo che vieta le cerimonie religiose, nella sostanza, sarebbe comunque stato «violato». A deciderlo sarà il pm.

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Sull’altare Don Alberto Antonioli parroco di Trevenzuol­o

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