Rinvio delle elezioni pronto il decreto
Nella bozza del prossimo decreto emergenziale la «proroga» agli enti in scadenza. Prima volta nella storia della Repubblica
L’ipotesi del rinvio delle elezioni regionali e comunali spunta ora in una bozza del decreto. «La priorità ora è uscire dall’emergenza».
L’aveva anticipato il Corriere del Veneto la scorsa settimana: difficilmente le elezioni regionali e comunali si sarebbero potute tenere entro la finestra prevista dalla legge. Per il Veneto (che deve calcolare anche le due settimane per i ballottaggi alle Comunali) l’ultimo giorno utile sarebbe il 14 giugno con convocazione dei comizi elettorali, quindi con partenza della campagna, entro il 15 aprile. Ora spunta la bozza del prossimo decreto emergenziale che verte, sì, sugli aiuti economici ma che in relazione contempla anche un’ipotesi di proroga di Regioni e Comuni in scadenza di mandato di tre mesi. Vale a dire che si allestirebbero le urne verosimilmente alla volta di ottobre.
La bozza governativa allo studio in queste ore e che si trasformerà in un nuovo Dpcm a stretto giro recita: «Gli organi elettivi delle regioni a statuto ordinario il cui mandato scade entro il 31 luglio 2020, durano in carica cinque anni e tre mesi». E questo varrebbe per Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania e Puglia. E se questo testo diventasse decreto della presidenza del consiglio sarebbe la prima volta nella storia della Repubblica. Perché se di prorogatio o modifica della durata si conta qualche esempio spesso in correlazione all’esigenza di taglio di costi con un election day, di «proroga», cioè di pieni poteri in capo agli enti da rinnovare non si è mai parlato in passato.
Se oggi può apparire scontata l’adesione dei gruppi consigliari veneti a questa linea, non lo era certo pochi giorni fa quando ancora si sperava in una soluzione meno drammatica e più rapida dell’emergenza sanitaria per il coronavirus. Nicola Finco, capogruppo della Lega in Regione conferma: «Fino a una settimana fa pensavamo fosse possibile votare a maggio ma con l’evolversi drammatica della situazione negli ultimi giorni è evidente che l’ultimo pensiero sono le elezioni e la campagna elettorale. Ora la priorità è gestire la situazione. Eravamo contrari ad arrivare al voto in autunno ma non possiamo far altro».
La Lega non era sola, anche Giorgia Meloni (FdI) si augurava che le consultazioni potessero svolgersi regolarmente solo pochi giorni fa. Oggi, il capogruppo di FdI in Regione, Andrea Bassi spiega: «In una settimana è cambiato il mondo. È chiaro che nella situazione attuale...che tipo di campagna elettorale si farebbe? Sarebbe un problema anche solo raccogliere le firme. E, soprattutto, l’ultima preoccupazione è andare a votare». Non è una decisione semplice, anche perché si intreccia con il già rinviato referendum sulla riduzione dei parlamentari su cui si dovrà decidere entro il 23 marzo. «Il governo non ha ancora preso alcuna decisione in merito. Ovviamente si comincia a parlarne, dipende molto dall’andamento dell’emergenza - spiega il sottosegretario all’Interno Achille Variati -, decideremo dopo aver sentito maggioranza e opposizione, le Regioni e il Capo dello Stato. Ed è probabile che la decisione verrà assunta contemporaneamente a quella sul referendum». Se anche si decidesse all’ultimo, il Veneto aderirebbe compatto alla proroga. Stefano Fracasso, capogruppo Pd ribadisce: «Se è necessario, si spostino le elezioni in un momento di più ordinaria e regolare vita civile, non abbiamo assolutamente nulla in contrario». Stessa linea anche per il capogruppo 5s Jacopo Berti: «La politica va in totale secondo piano in un momento come questo. L’unico e solo pensiero è contenere i contagi e far restare la gente a casa, la salute prima di tutto».
Berti (M5s) La politica va in totale secondo piano in un momento come questo L’unico e solo pensiero è contenere i contagi e far restare la gente a casa
Nicola Finco (capogruppo Lega) È evidente che l’ultimo pensiero sono le elezioni e la campagna elettorale