«Discriminata»: postina vince la causa
Le negavano il trasferimento perché può consegnare lettere e pacchi solo in auto
Per lavoro, consegna lettere e pacchi postali. Ma a causa di alcuni problemi fisici riesce a farlo solo in automobile. Non è in grado di portare la corrispondenza a domicilio usando mezzi alternativi come moto e bicicletta. E proprio in virtù di questa sua «parziale inabilità», la lavoratrice si era vista negare dall’azienda il trasferimento in una sede più vicina a dove lei risiede con la famiglia. Con l’ordinanza appena depositata, però, il Tribunale di Verona le ha dato ragione.
Per lavoro, consegna lettere e pacchi postali. Ma a causa di alcuni problemi fisici riesce a farlo solo in automobile. Non è in grado di portare la corrispondenza a domicilio usando mezzi alternativi come moto e bicicletta. E proprio in virtù di questa sua «parziale inabilità», la lavoratrice si era vista negare dall’azienda il trasferimento in una sede più vicina a dove lei risiede con la famiglia.
Ragion per cui, assistita dall’avvocato Natascia Massarotti, ha deciso di rivolgersi ai giudici scaligeri. E i magistrati del Lavoro di Verona, per due volte consecutive, si sono espressi a suo favore: tanto è vero che con l’ordinanza pronunciata la settimana scorsa dal collegio composto dai giudici Antonio Gesumunno, Cristina Angeletti e Alessandro Gasparini - è stato «rigettato il ricorso per reclamo» proposto Poste Italiane spa. Con quali conseguenze? È presto detto: «L’illegittimità dell’articolo 10 dell’Accordo Nazionale e l’insussistenza di dimostrate esigenze tecnico organizzative, rendono quindi sussistenti - si legge a pagina 5 del provvedimento appena depositato all’ex Mastino - i presupposti di legge per ordinare il trasferimento della ricorrente, prima in graduatoria, su uno dei posti in provincia di Brescia, come richiesto dalla ricorrente». Per dirla in parole semplici, significa che la protagonista di questo braccio di ferro giudiziario è stata dunque trasferita per ordine dei magistrati: lei è una dipendente di Poste italiane in virtù di un contratto di lavoro subordinato, lavorava a Verona (prima a Legnago e poi nella sede di Bussolengo) in part-time ma risiede con la famiglia a Travagliato in provincia di Brescia. Più volte aveva «inutilmente chiesto il trasferimento nella città lombarda per essere più vicina ai propri cari». Ma, grazie alla pronuncia del giudice civile Marco Cucchetto, lo scorso dicembre la ricorrente aveva vinto il primo round legale vedendosi riconoscere il diritto di lavorare nella provincia di residenza. E questo perché il 21 novembre 2014 l’interessata era stata sottoposta a una «visita di idoneità alla mansione a seguito della quale - spiega la legale - la Commissione medica esprimeva il giudizio secondo cui la mia assistita risulta idonea alla mansione di portalettere, con l’utilizzo esclusivo dell’autovettura». Il problema era che l’Accordo Nazionale del 21 marzo 2019 all’articolo 10 prevede che «l’effettivo trasferimento è subordinato alla sussistenza della piena idoneità alle mansioni, anche con riferimento all’utilizzo di tutti i mezzi/strumenti aziendali previsti per la specifica prestazione nonché alle relative modalità di svolgimento». Secondo la ricorrente, si trattava però di «una norma discriminatoria in quanto limita il diritto al trasferimento a tutti i soggetti che con handicap o limiti fisici, non sono in possesso della piena idoneità alle mansioni». Infatti «la normativa sia nazionale che Europea è ferma nello stabilire che non può essere tollerata alcuna discriminazione basata tra l’altro sugli handicap o la disabilità». Una lettura condivisa, anche dal giudice Cucchetto che, accogliendo il ricorso cautelare, tre mesi fa aveva inoltre «condannato la resistente (vale a dire Poste Italiane, ndr) alla refusione delle spese di lite del ricorrente che liquida in complessivi 4.454 euro». Decisione contro cui l’azienda aveva fatto ricorso, respinto però il 5 marzo dal collegio, che ha anche condannato Poste Italiane a pagare altri 3 mila euro per le spese di lite. Per la dipendente, un secondo successo su tutta la linea. E, soprattutto, finalmente, il trasferimento tanto agognato.