Bcc, tra Verona e San Giorgio una nuova maxi-fusione
Firmato l’avvio del progetto per un polo di riferimento tra Verona e Vicenza
Bcc, Banca di Verona e Banca San Giorgio avviano il progetto di fusione. Una nuova operazione a cavallo tra Verona e Vicenza.
Bcc, Banca di Verona e Banca San Giorgio avviano il progetto di fusione. Una nuova operazione a cavallo tra due province, stavolta Verona e Vicenza, agita ulteriormente le acque già parecchio in movimento del credito cooperativo veneto, dopo la riforma che ha diviso in due il mondo delle banche locali nei gruppi di Iccrea e Cassa Centrale.
Dopo la recente fusione transregionale tra la friulana Pordenonese e la trevigiana Monsile, e quella in corso di studio tra la vicentina Cra Brendola e il Credito Trevigiano, ora con un blitz nel bel mezzo della crisi da coronavirus, Banca di Verona e Banca San Giorgio Quinto Valle Agno, parte del gruppo Iccrea, hanno annunciato ieri l’approvazione, all’unanimità, da parte dei due cda, lunedì sera, della lettera di intenti che avvia il progetto di fusione. Se condotto in porto, farebbe nascerebbe un’ulteriore maxi-Bcc, tra le prime tre in ambito regionale e le prime 10-12 nazionali, nel gruppo Iccrea, con 48 sportelli e masse intermediate, tra raccolta e prestiti concessi, per 4,1 miliardi di euro. Che potrebbe creare un ulteriore polo di riferimento in ambito regionale, capace di funzionare anche da centro di aggregazione. Partendo dalla solida dotazione patrimoniale, di fronte alle richieste sempre più stringenti di Bce dalla creazione dei due gruppi in avanti: il Tier 1 di San Giorgio è al 18,1%, quello di Verona al 25,2%, e un dato in comune potrebbe atterrare intorno al 20%, con un patrimonio netto di 234 milioni.
Dato servito per avviare il progetto di fusione tra le due banche, alla ricerca entrambe di partner solidi, che operano in aree contigue ed economicamente molto attive, senza sovrapposizioni di sportelli, e che potrà sfruttare in sicurezza parte della dotazione patrimoniale per sostenere un piano industriale di sviluppo. Due banche complementari anche da un punto di vista commerciale, molto attiva San Giorgio sul fronte privati, sulla finanza e i mutui, molto concentrata invece Banca di Verona sulle imprese, al punto da rappresentare la punta avanzata dell’ingresso di Iccrea in Trentino, area di monopolio di Cassa centrale, con le due filiali imprese di Ala e Rovereto, e che ora ha deciso alla fine di rivolgersi ad est per i piani di sviluppo.
«Un’unica banca solida, efficiente, ben strutturata e competitiva – sottolineano non a caso in una dichiarazione in comune emessa ieri in una nota i presidenti di
Banca di Verona, Flavio Piva, che è anche leader della federazione veneta Bcc, e di Banca San Giorgio, Giorgio Sandini - ci darà l’opportunità di incrementare le quote di mercato, soprattutto nei confronti delle imprese, delle famiglie e degli operatori economici, calibrando in modo organico le specificità di ciascuna banca, che appaiono ben integrarsi per tipologie di clientela servita: una prevalentemente orientata al segmento imprese, l’altra con quota rilevante di clientela privati».
Resta a questo punto nel piano di aggregazione da definire le questioni organizzative e i pesi delle due strutture nella nuova banca risultante. Ma anche su questo il quadro sarebbe già ben delineato. Se tutto filerà liscio nell’evoluzione del progetto d’integrazione, il piano industriale sarà presentato a Iccrea per avere poi il vaglio della vigilanza di Bce. I tempi potrebbero a questo punto prevedere le assemblee per approvare la fusione in autunno per partire poi all’inizio del 2021.