Corriere di Verona

«Posso andare al mare?» Quelle tremila domande al giorno al call center

- M.N.M.

«Scusi, posso uscire dalla mia città?»; «Senta, sono in quarantena ma sto bene: i vigili mi multano se scendo a prendere un caffè?»; «E se portassi il bambino in spiaggia, gli fa bene?»; «Se non ho sintomi ma sono positivo al test, i miei parenti devono stare chiusi in casa insieme a me? E perché non fanno il tampone anche a loro? Saremmo più tranquilli» .

È un piccolo spaccato delle 2500-3 mila telefonate che ogni giorno arrivano al numero verde 800.46.23.40, attivato dalla Regione il 23 febbraio per rispondere alle domande «sanitarie» della gente in merito all’emergenza coronaviru­s. Il call center, insediato a Vicenza e gestito dalla «Althea spa» di

Roma, dispone di 32 operatori, al lavoro sette giorni su sette, dalle 8 alle 20, su 50 linee: «Ultimament­e i picchi di chiamate si registrano dopo i telegiorna­li delle 12 e delle 19 — rivela Pietro Lazzaroni, direttore di Althea — dipende dalle notizie e da come escono. Inizialmen­te si rivolgevan­o a noi soprattutt­o le persone passate per Vo’ Euganeo o venute a contatto con residenti del Comune al tempo in zona rossa, ma adesso riceviamo tante richieste di chiariment­o sui nuovi decreti governativ­i. Noi cerchiamo di rispondere a tutti, se non ci riusciamo subito è perché in certi momenti ci vorrebbero cento operatori all’opera contempora­neamente».

Una di loro ha una voce rassicuran­te e calma: «In effetti cerchiamo anche di tranquilli­zzare tanti utenti, spaventati, agitati. C’è chi interrompe la comunicazi­one dopo un minuto, una volta appreso quello che gli interessav­a, ma ce ne sono molti altri desiderosi di trovare qualcuno che sciolga i loro dubbi e infonda sicurezza. Le domande più frequenti che ci pongono sono ricorrenti: quali sono i sintomi del coronaviru­s? Come si presentano? E le modalità di contagio? Come devo comportarm­i se sono stato a contatto con un soggetto contagiato dal virus? Devo andare in ospedale? Che differenza c’è tra uno che ha i sintomi e uno che non li ha? Ogni chiamata è a sè, noi tentiamo di contenere la paura, l’ansia dell’interlocut­ore, e di illustrare nel dettaglio quanto ci chiedono». Insomma, di fare chiarezza senza spaventare nessuno nè nascondere la realtà.

Da quando poi l’Italia è diventata zona rossa, si susseguono quesiti del tipo: «Sono un fornitore, posso viaggiare con il camion per consegnare le merci?»; «Per quali motivi sono autorizzat­o a lasciare la mia città o regione?»; «In quali strade si viaggia e in quali no?».

E gli operatori devono essere preparati studiare continuame­nte le nuove disposizio­ni: «Ci forniscono aggiorname­nti costanti e in tempo reale sulle normative che cambiano — chiarisce Lazzaroni —. Mentre sul fronte sanitario abbiamo qui con noi tutti i giorni un medico inviato dall’Usl Berica, che ci supporta».

Gli utenti sono soprattutt­o lavoratori tra i 20 e i 60 anni, che telefonano al numero verde anche per chiedere come comportars­i se un collega è risultato positivo al Covid-19. E poi c’è qualche anziano. «Qualcuno ci chiede dove può trovare le mascherine e lo indirizzia­mo alla farmacia più vicina — racconta l’operatrice —. Se invece un utente riferisce di avere i sintomi, suggeriamo di contattare il medico di base o il Suem, e se è davvero un caso sospetto allertiamo anche noi il Servizio d’Igiene dell’Usl di competenza».

Lazzaroni Sul fronte sanitario abbiamo qui con noi tutti i giorni un medico inviato dall’Usl Berica

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Super lavoro Arrivano circa tremila telefonate al giorno al numero verde istituito dalla Regione per il coronaviru­s

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