Dopo il fallimento della cartiera, il nodo irrisolto della bonifica
Ca’ di David, Pd e Sinistra chiedono al Comune di intervenire
La situazione, a Ca’ di David, era ormai compromessa da tempo. Da quando, nel 2014, viene accertata la presenza nel piazzale della Cartiera di Verona di grandi quantità di scarti di lavorazione lasciati all’aperto senza protezione. Dopo anni di diffide perentorie e conseguenti proroghe di fronte a mai mantenute promesse, la cartiera si era vista sospendere tutte le autorizzazioni ambientali per continuare la produzione, tanto più che nel frattempo sono stati accertati anche sversamenti nocivi nelle acque. Lo scorso settembre la messa in liquidazione; ma è con la sentenza di fallimento del giudice Silvia Rizzuto dello scorso 7 marzo che ora per la Cartiera di Ca’ di David le cose si complicano in maniera forse irreparabile. Oltre alla sorte dei lavoratori, c’è il nodo della bonifica ambientale dell’intero sito.
«Le responsabilità di questo pasticcio sono gravi e diffuse», secondo il Partito democratico, che ora chiede all’amministrazione comunale di farsi carico « di quanto avrebbe dovuto fare fin dai tempi di Tosi, e cioè convocare tutte le parti, a partire dal Tribunale di Reggio Emilia dove è ancora attivo il concordato della società “madre”, e porre come prioritaria e imprescindibile la messa in sicurezza del sito produttivo, la tutela del quartiere e dei lavoratori». Nello specifico, i Dem spiegano che «Una prima ipotesi di lavoro deve vertere sulla possibilità di utilizzare la polizza fidejussoria di 250.000€ depositata in provincia di Verona dalla società nel 2017 a parziale garanzia del costo di smaltimento dei rifiuti. Dato che essa non può, ahinoi, essere utilizzata per gli arretrati degli stipendi, almeno la si utilizzi per una messa in sicurezza urgente del sito». «Questa crisi è figlia di trascuratezza e di incapacità. Ora, a fallimento in corso, la situazione diventa ancora più complessa e complicata», aggiunge da parte sua Michele Bertucco, di Sinistra in Comune, che invece al Comune di attivarsi, attraverso la Provincia, «presso il curatore fallimentare per reclamare la messa in sicurezza dell’area produttiva e che si interessi del destino dei lavoratori».