Verona, mille contagi Il dramma delle suore
Ieri altre due vittime. Primo decesso anche alla «Santa Maria Immacolata» di Lazise: «Diversi casi critici, ma la struttura è operativa»
La provincia verso il poco ambito traguardo dei mille casi accertati di Covid 19: sono 993 all’ultimo aggiornamento di ieri sera).
La provincia verso il poco ambito traguardo dei mille casi accertati di Covid 19 (993, all’ultimo aggiornamento di ieri sera), con il Comune capoluogo a quota 350, confermandosi, almeno per quanto riguarda la cifra assoluta (ma non in rapporto con la popolazione), il centro del Veneto più colpito dal nuovo coronavirus.
I bollettini dell’Azienda Zero parlano purtroppo anche di due nuovi decessi, avvenuti entrambi nell’ospedale di Borgo Roma. Le vittime veronesi, dall’inizio dell’epidemia, salgono così ad un totale di 27.
Nel corso delle ultime ventiquattr’ore, inoltre, sono stati registrati 166 nuovi casi, con un incremento di circa il venti per cento, tra i più alti degli ultimi giorni. Sono 71 i pazienti in terapia intensiva, di cui oltre la metà nelle strutture dell’azienda ospedaliera di Verona che, da sola, conta altri 104 pazienti ricoverati in area non critica.
Ieri è stato anche il giorno dell’avvio dell’ospedale Covid a Villafranca, con il Magalini completamente riconvertito per essere dedicato esclusivamente alla cura della patologia. Sono quarantuno i pazienti trasferiti nella struttura durante la giornata di ieri, con un totale di 67 ricoveri, di cui undici in terapia intensiva.
Va detto che nell’ultima settimana sono aumentati anche i tamponi, 4.414 quelli eseguiti in Veneto nelle ultime ora, oltre ottocento quelli effettuati in provincia di Verona, al personale sanitario, a pazienti con sintomi e ad altri casi sospetti.
Tra i comuni particolarmente interessati dall’epidemia ci sono centri importanti come Bussolengo (quaranta casi), seguito da Villafranca , 31 e San Giovanni Lupatoto, 29, Negrar 27. Ma il virus è ormai diffuso quasi ovunque: in 84 dei 98 comuni veronesi c’è ormai almeno un caso di positività. E c’è anche una prima vittima tra le suore ospiti della casa di riposo «Santa Maria Immacolata» a Colà di Lazise, uno dei focova lai di Covid 19 individuato nel corso di questa settimana (il centro in riva al Garda, conta da solo trenta casi).
Si tratta di suor Marcellisa Barin, 88 anni, originaria della provincia di Padova. Era molto conosciuta per essere stata insegnante in una scuola dell’infanzia di Arzegrande, sempre nel Padovano. Un incarico, questo, che ha portato avanti per gran parte della sua vita e terminato dieci anni fa, nel 2010, quando avetrambi assunto anche il ruolo di Madre Superiora. In quanto consorella delle Piccole Suore della Sacra Famiglia, dopo essersi ritirata, era stata ospitata nella casa di riposo gardesana. Nel caso di suor Marcellisa, la malattia è comparsa all’improvviso, peggiorando bruscamente. Altre sue consorelle sono ricoverate in ospedale in condizioni gravi. «Le suore – riferisce il sindaco di Lazise, Luca Sebastiano – hanno chiesto che il loro caso venga trattato con riserbo. Data l’età, in diversi casi ci sono situazioni critiche. Ci sono inoltre molti contagiati tra gli operatori e i lavoratori della casa di riposo, ma grazie anche alla disponibilità di alcuni operatori la struttura continua a rimanere operativa». Molti operatori della case di riposo hanno lamentato la mancanza di dispositivi di protezione.