«Quarantena forzata, una sfida per la tenuta delle famiglie»
Isolamento forzato. E quando questo non c’è, convivenza obbligata con persone che, per quanto vicine (coniugi, parenti, conviventi), potrebbero diventare bersaglio di nervosismo. Il post Covid, ormai lo ripetono in molti, dovrà vedere in prima linea, dopo i medici, psichiatri e terapeuti. A sottolineare i possibili rischi che si stanno correndo in questi giorni è Mirella Ruggeri, ordinario di Psichiatria all’università di Verona, direttore della clinica psichiatrica dell’Azienda ospedaliera universitaria, centro quest’ultimo, che da anni collabora con l’Organizzazione mondiale della Sanità. Secondo Ruggeri, il primo pericolo è quello di farsi prendere dal panico che crea quello che definisce «un allarme psicologico permanente», dovuto alle cattive notizie a cascata. «È fondamentale – spiega – fare il massimo ricorso alla propria razionalità: il panico non diminuisce il pericolo, ma l’aumenta, inducendo a scelte frettolose e sfocate oltre che alla continua ricerca delle informazioni, con la tendenza di prendere per buone le “fake news”. Occorre fare il possibile per convertire l’inevitabile preoccupazione nella capacità di tenere comportamenti in grado di abbattere i rischi».
Per quanto riguarda l’obbligo di rimanere in casa sono quattro i consigli che arrivano dalla psichiatra. «Innanzitutto occorre impegnarsi per non alterare il ritmo sonno – veglia, mantenendo le stesse ore di riposo. È importante, inoltre, mantenere un’attività fisica costante, anche se all’interno del proprio appartamento. Sempre dal punto di vista fisico, occorre fare attenzione anche all’alimentazione, controllando qualità e quantità. Inoltre bisogna seguire una routine giornaliera che preveda obiettivi quotidiani da raggiungere, magari riscoprendo qualche hobby».
E per quanto riguarda le condivisione degli spazi? «Può essere un problema – prosegue Ruggeri – soprattutto se si pensa alle coppie in crisi, ma anche al rapporto genitori – figli, che subisce delle tensioni a causa della chiusura delle scuole. In eni casi ci vuole un esercizio alla tolleranza. Con i bambini, in particolare, è importante mantenere nelle loro attività una routine, alternando momenti di condivisione a momenti solitudine e di autonomia. Con gli adolescenti serve molta capacità di ascolto. Un ruolo positivo può essere svolto anche dai social, che pur spesso sono stati strumenti di aggressione e violenza ma che ora, quasi miracolosamente, possono diventare importanti per la condivisione di esperienza e di vicinanza».
Dal punto di vista clinico, è la conclusione di Ruggeri, il timore è che «lunghi periodi di quarantena possano determinare un aumento dei casi di ansia, paura del contagio e disturbo post-traumatico da stress. E, a lungo termine, in molti casi, anche paura, rabbia, insonnia e difficoltà di concentrazione. Tra le persone più a rischio ci sono anche gli operatori sanitari».