Dall’artigianato al terziario: è corsa alla cassa integrazione
Larga parte del terziario vi sta facendo ricorso in massa: «È da lunedì che il trend è salito a una richiesta di attivazione di cassa integrazione ogni due minuti, parliamo del settore che da anni traina Verona e il dramma è che non si capisce quanto sarà lunga la “coda” dell’emergenza», dice Andrea Sabaini, responsabile locale di Fisascat Cisl, settore commercio, turismo e servizi. In altri settori il trend rischia di prendere la stessa piega. Basti pensare all’artigianato e al dato che comunicava ieri Fabrizio Creston, responsabile del dipartimento Progetto Industria di Cisl: «Negli ultimi otto giorni sono state attivate più di 800 procedure per l’attivazione di ammortizzatori sociali in micro-aziende artigiane o con meno di 15 dipendenti: da quelli costretti alla serrata in ottemperanza ai vari decreti legge a chi ha perso ogni ordine dai committenti. Una “pandemia economica” che vede lo stop, a oggi, di 2.600 lavoratrici e lavoratori veronesi». Parliamo di quell’artigianato che, fra città e provincia, conta 25.150 imprese, stando al Rapporto 2019 della Camera di Commercio. Rapporto in cui si ricordava, tornando all’inizio, «la “terziarizzazione” dell’economia provinciale» perché «pur rimanendo di fondamentale importanza agricoltura, costruzioni e industria, i servizi pesano sempre più a livello di numerosità di imprese, di occupazione e di valore aggiunto» e «insieme a commercio e attività ricettivo/turistiche dimostrano di essere capaci di creare nuove opportunità di impresa e di lavoro». Detto che il decreto Cura Italia, a decorrere dal 23 febbraio, ha sospeso per due mesi «tutte le procedure di licenziamento per motivi “oggettivi”», Maurizio Azzalin di Ebav Cgil, lo sportello locale per le imprese artigiane, riflette: «Le e-mail ricevute da lunedì per avvii di procedure per gli ammortizzatori? Tra 200 e 300. Allargando il raggio, l’intero settore del trasporto privato ne ha fatto richiesta, e anche da ambiti come il metalmeccanico escono numeri alti». Conferma Lucia Perina, segretario di Uil Verona, che «c’è una corsa a mandare richieste anche dall’industria, ma va ricordato che eravamo già un Paese in recessione e l’emergenza aggrava il quadro: che il Pil fosse trainato dall’export, anche a Verona, era accertato da tempo».