Roghi, minacce e ricatti: tre arresti
Mesi di estorsioni ai danni di imprenditori del settore edile e turistico sul Garda
Danneggiamenti seguiti da incendi ed estorsioni aggravate, tentate e consumate in concorso e in più occasioni commessi tra il luglio del 2018 e il marzo di quest’anno nei confronti di un imprenditore edile e di un imprenditore turistico, titolari di aziende con sedi a San Giorgio in Salici e Lazise. Tre pregiudicati, due dei quali di origine calabrese e residenti nel veronese, sono stati arrestati e portati in carcere dai carabinieri della compagnia di Peschiera.
Danneggiamenti seguiti da incendi ed estorsioni aggravate, tentate e consumate in concorso e in più occasioni commessi tra il luglio del 2018 e il marzo di quest’anno nei confronti di un imprenditore edile e di un imprenditore turistico, titolari di aziende con sedi a Lazise e a San Giorgio in Salici.
Sono questi i reati contestati dai carabinieri della compagnia di Peschiera a due calabresi, zio e nipote G.V., 73enne residente a San Pietro in Cariano e G.M. 46enne residente a Sona, entrambi pregiudicati -, e a un 53enne veronese, T.A., anche lui con precedenti, nei confronti dei quali, ieri, i militarti dell’Arma hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Le indagini condotte dal nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Peschiera, coadiuvato dalla stazione di Lazise, sono partite a novembre 2019, a seguito delle denunce sporte dagli imprenditori.
Secondo gli accertamenti effettuati dai carabinieri, a luglio 2018 i parenti calabresi avrebbero incendiato un camion che si trovava all’interno dell’azienda dell’impresario edile causandogli un danno di 30 mila euro. In seguito, lo avrebbero indotto a consegnarli 20 mila euro dicendogli che avrebbero così provveduto a evitare ulteriori gesti di quel tipo da parte di presunti responsabili ai quali attribuivano la responsabilità del rogo.
A ottobre avrebbero quindi incendiato una casa mobile all’interno del campeggio di Lazise, gestito dall’imprenditore turistico, danneggiandone altre cinque e bruciandone un mese dopo un’altra per poi iniziare a minacciare l’impresario telefonicamente con l’obiettivo di estorcergli denaro, mettendo così in atto lo stesso modus operandi utilizzato con l’imprenditore edile. Inoltre, durante l’attività investigativa i militari dell’Arma sono risaliti a due persone collegate ai parenti calabresi. La prima, il veronese 53enne pregiudicato, sarebbe risultato l’esecutore materiale delle telefonate minatorie effettuate con cellulari e utenze non collegabili direttamente a lui e ai complici e utilizzate esclusivamente a scopo intimidatorio. L’altra, invece, - M.S. 49enne anche lui pregiudicato e residente nel Mantovano - è indagata per aver incendiato, in concorso con G.M., un autocarro di proprietà di un altro imprenditore della zona.
Un gesto che risulterebbe una vendetta da parte del calabrese poiché non gli era stato interamente pagato un lavoro che aveva portato a termine. Il mantovano è stato rinviato a giudizio, mentre gli altri tre sono stati arrestati e portati nel carcere di Vicenza, dove restano a disposizione dell’autorità giudiziaria.