Quaranta posti per senzatetto ed ex detenuti positivi
(l.a.) Grazie ad un accordo fra Diocesi, Comune di Verona, Prefettura e Ulss 9, non succederà più che una persona risultata positiva al virus ma senza sintomi sia costretta, non avendo una casa, a girare pericolosamente per le strade della città. La giunta comunale ha approvato ieri un protocollo d’intesa. Proprio il Vescovo di Verona, monsignor Zenti, ha messo a disposizione una quarantina di posti a San Fidenzio, per ospitare senzatetto o anche detenuti scarcerati che siano risultati positive al Covid 19 ma asintomatici e quindi non ricoverabili in ospedale. Nella struttura sarà assicurato il controllo sanitario da parte della Uls 9, mentre i servizi sociali del Comune garantiranno pasti ed assistenza, col coordinamento della Prefettura. Il tema era finito sotto i riflettori dopo la scarcerazione, il 17 aprile scorso, di un cittadino indiano, individuato solo molte ore dopo in stazione da una pattuglia dei carabinieri. Su quell’episodio ritorna polemicamente Flavio Tosi, secondo il quale «Sboarina ha ingiustamente accusato la direttrice del carcere dottoressa Bregoli, mentre la colpa è solo del sindaco, che è anche autorità sanitaria a Verona. La Bregoli per due volte – prosegue Tosi - ha sollecitato il Comune a trovare un alloggio all’ex detenuto, ma l’assessore Bertacco le ha risposto liquidandola in tre righe, affermando che il Comune non aveva posti disponibili. Quindi Sboarina non può dichiarare che lui si era attivato e che la Bregoli ha agito da sola: la dottoressa Bregoli – conclude Tosi - non poteva aspettare oltre perché il provvedimento della magistratura era indifferibile e Sboarina era stato avvertito due volte; ma l’alloggio è stato trovato solo quando è esploso il caso a livello mediatico».
Il caso dell’indiano Tosi: «La direttrice del carcere è stata accusata ingiustamente»