Pazzini apre gli allenamenti Prime sgambate a gruppetti
A gruppi di cinque i giocatori divisi uno per uno sui campi: corsa, stretching e via a casa
Il tempo è sempre quello sospeso, dettato dal coronavirus, ma c’è, nel giorno in cui si rivedono i giocatori del Verona al centro sportivo di Peschiera del Garda, la percezione che una nuova normalità (o, se vogliamo, una normalità plausibile) non sia più così tanto lontana.
L’effetto che fa ritrovare i volti dei gialloblù è pur sempre suggestivo. Alle 10, ieri mattina, è arrivato il primo gruppo degli «allenandi» e di seguito gli altri. Turni da cinque, per occupare i tre dello Sporting Center Paradiso nel totale rispetto delle norme di sicurezza e con il distanziamento fisico d’obbligo. La procedura da applicare è rigorosa e richiede che ogni giocatore si presenti singolarmente. Quindi tutti con la propria macchina, niente accesso agli spogliatoi, niente doccia alla fine: appena chiusa la sessione, si va diretti a casa. Giampaolo Pazzini, capitano dell’Hellas, ha dato il via alle operazioni. Con lui, Amir Rrahmani, Marco Silvestri, Marash Kumbulla e Matteo Pessina. I campi a disposizione, allora, lievitati nel numero rispetto al solito. Perché? La risposta sta nel fatto che oltre ai due abitualmente utilizzati durante la stagione, se n’è aggiunto un altro, che di solito non viene impiegato non essendo regolamentare, ma che, in un contesto in cui è possibile solamente svolgere attività atletica e che, soprattutto, non prevede esercitazioni di squadra (se ne riparlerà il 18 maggio, nel migliore dei casi), risulta fruibile. Presente Ivan Juric, con mascherina d’ordinanza.
Più di tutti, il tecnico scalpitava per assaggiare l’aria del lavoro quotidiano. L’uomo di Spalato ha trascorso il lockdown a Verona, nel suo appartamento nella zona di San Zeno, ma non ha sprecato neppure un minuto di tempo: ha studiato calcio in ogni momento, si è aggiornato, ha dialogato con cadenza quotidiana con Tony D’Amico, direttore sportivo con cui viaggia in simbiosi. Lui, per primo, è pronto a riprendere, perché il campionato sarà sì in bilico, ma non è terminato. Anzi, sempre ieri il sottosegretario alla Salute, Sandra Zampa, ha segnato un passo significativa per l’apertura: «Si va verso una soluzione ed è la soluzione che i tifosi di calcio si aspettano. Il via libera ancora non c’è, ma si va verso una buona direzione». Tant’è. Juric non si ferma alle disquisizioni della politica e delle istituzioni del pallone. È un martello che «picchia» sempre forte. Retroscena: in attesa che arrivassero gli esiti degli esami clinici svolti per ricominciare gli allenamenti, si era profilata la possibilità che la ripresa venisse spezzata in due fasi, con un primo blocco di giocatori in campo ieri e un’altra sabato. Juric ha deciso per l’attesa: prima l’ok per tutti e poi l’inizio comune, senza frammentazione nei programmi. Il suo Verona, non per caso, è nato cooperativistico nell’animo e «socialista» nel gioco e non può che esserlo, ancor di più, dopo quasi due mesi di lontananza. L’Hellas si era allenato l’ultima volta l’11 marzo.
Lo tsunami del coronavirus aveva invaso rapidamente l’Italia, il calcio aveva dovuto sbarrare le porte prima e fermarsi poi. Tra due settimane se ne saprà di più, una volta compreso come si sarà mossa l’epidemia dopo l’avvio della fase 2. Se i riscontri saranno favorevoli, con l’assenso del Governo, potrà scattare la «clausura» in ritiro, con il Verona al Parc Hotel di Peschiera. E, da ieri, tracce di ottimismo in più ci sono.