La svolta dal Dna a 19 anni dal delitto
Un romeno indiziato di aver ucciso un anziano in casa a Veronetta con 80 forbiciate
Dopo 19 anni riaperte le indagini sul raccapricciante omicidio di Antonio Schiesaro. La vittima abitava a Veronetta, in via Mazza, e la notte del 29 maggio 2001 fu trucidata a colpi di forbice: per quasi 80 volte il suo assassino infierì con una violenza inaudita. Ora per il «cold case» si profila, probabilmente, la svolta decisiva. La banca dati nazionale, infatti,avrebbe individuato la corrispondenza tra il Dna dell’assassino di Schiesaro e quello di un romeno rinchiuso a Regina Coeli.
«Per ora, mi limito a confermare che la Squadra mobile di Verona sta lavorando sul caso». Così il procuratore scaligero Angela Barbaglio a proposito della notizia filtrata nelle ultime ore da Roma: la riapertura - a distanza di 19 anni - delle indagini sul raccapricciante omicidio di Antonio Schiesaro.
La vittima abitava a Veronetta, in via Nicola Mazza, e la notte del 29 maggio 2001 fu trucidata a colpi di forbice: per quasi 80 volte il suo assassino, con una violenza e un accanimento inauditi, infierì sul corpo dell’anziano, trovato seminudo, inginocchiato e con la testa appoggiata sul letto. Poi l’omicida si era dileguato, portando con sé la pensione del pensionato ma anche, soprattutto, la verità sul delitto. Un assassinio efferato e rimasto lungamente irrisolto. Almeno finora: dopo essere finito nell’archivio dei gialli insoluti, per il «cold case» di via Mazza si profila, probabilmente, la svolta decisiva. La banca dati nazionale, infatti,avrebbe individuato la corrispondenza tra il Dna dell’assassino di Schiesaro, rilevato 19 anni fa dalla Scientifica nella scena del crimine, e il profilo genetico di un romeno rinchiuso a Regina Coeli. Quest’ultimo, ora, risulta così indiziato del delitto Schiesaro: il detenuto ha 64 anni ed è finito in carcere a Roma per altri reati. Alla luce di questi ultimi sviluppi, il romeno potrebbe essere presto sottoposto all’interrogatorio di garanzia durante cui, forse, potrebbe infrangere il muro del silenzio calato sulla morte di Schiesaro per 19 anni. Già all’epoca, comunque, nel corso delle indagini i sospettati non mancarono: in particolare, la Mobile aveva arrestato nel 2001 un algerino che però venne scarcerato sei mesi dopo. L’anziano era stato trovato riverso a terra in un lago di sangue nel suo monolocale di 20 metri quadrati, accanto al letto, e presentava numerose ferite da arma da taglio alla schiena, al collo e a una mano: probabilmente aveva tentato di difendersi invano dai colpi sferrati dal suo carnefice. Durante l’inchiesta era emerso che nell’ultimo periodo della sua vita la vittima sarebbe stata solita frequentare giovani extracomunitari: li avrebbe conosciuti alla stazione e poi si sarebbe incontrato con loro nel suo appartamento. Circostanze confermate allora dai vicini di casa del pensionato, che avrebbero notato quel sospetto via vai di stranieri dall’abitazione del 70enne. E proprio indagando su quelle presunte frequentazioni «equivoche», la Squadra mobile di Verona coordinata dalla Procura scaligera aveva sottoposto a fermo di polizia giudiziaria quell’algerino, Abdelhafid Belkadi, 38 anni, clandestino e pregiudicato. Già noto alle forze dell’ordine, che lo avevano arrestato per traffico di droga, l’algerino prima dell’omicidio di via Mazza era rimasto in carcere dall’11 novembre 1999 all’11 aprile del 2001. Un mese dopo, l’8 maggio 2001, venne segnalato dalla polizia che lo trovò in una via parallela a quella in cui viveva Schiesaro. Il 29 dello stesso mese l’anziano venne ucciso. Secondo gli investigatori il responsabile dell’omicidio poteva essere l’algerino: gli agenti, infatti, avevano trovato una sua impronta digitale su una pagina di un quotidiano accanto al corpo martoriato del pensionato di Veronetta. Il nordafricano respinse le accuse, il suo avvocato evidenziò l’impossibilità di stabilire come il quotidiano fosse finito sul lugo del delitto: nell’aprile 2002, l’algerino fu scarcerato. Da allora, sulle indagini, nessun’altra novità: adesso, però, il colpo di scena a distanza di 19 anni.