Hellas pronto, ma al primo contagio sarà quarantena
Non c’è chiarezza per la serie A: rimpallo tra Figc e governo, pesano le misure a carico dei medici in caso di positività. Parc Hotel sigillato in attesa degli atleti
Grande è la confusione sotto al cielo ma, in questo caso, la situazione non è eccellente. La prudenza indicata come principio dai ministri della Salute, Roberto Speranza, e dello Sport, Vincenzo Spadafora, è fondamentale e, allo stesso tempo, di mezzo c’è un protocollo medico, elaborato dalla Figc, che, nella valutazione del comitato tecnico scientifico, resta lacunoso. Tanti i punti interrogativi che rimangono privi di una risposta.
Sulla sponda del Verona, il club ha organizzato in maniera accurata la ripresa degli allenamenti collettivi. Il 18 maggio, data in cui dovrebbero partire le sedute di squadra, l’Hellas si farà trovare pronto. Due campi a disposizione, quattro spogliatoi, 46 stanze d’albero fruibili, al centro sportivo di Peschiera del Garda e al Parc Hotel contiguo. Eppure c’è sempre tanta incertezza sui tempi e, soprattutto, sui modi per applicare le norme prefissate. Molti i lati da valutare. Tra questi, la responsabilità che, a fronte di nuovi contagi, verrebbe posta in carico ai medici sociali. Inoltre, a pesare è il fatto che, ove un giocatore fosse colpito dal Covid 19, debba scattare la quarantena per tutta la squadra. Per l’Hellas è quel che è avvenuto quando a essere contagiato è stato Mattia Zaccagni.
Tutte le persone che avevano avuto dei contatti con lui, non solo i compagni, ma anche la dirigenza e i diversi responsabili d’area con cui c’era stata una qualsiasi interazione – tutto avvenne in coincidenza la trasferta di Genova con la Sampdoria, ultima gara disputata dal Verona prima del lockdown – dovettero essere posti in autoisolamento domiciliare. A rigore di protocollo, accadrebbe lo stesso se ci fosse un altro contagio. Questo significherebbe bloccare la preparazione per i quattordici giorni previsti dalla quarantena. Con gli allenamenti appena ricominciati, si tornerebbe punto e a capo. Senza dire che, arrivando alla fase 3, la più attesa, ossia al ritorno al campionato, le complicazioni si moltiplicherebbero.
Il Verona, per adesso, continua con gli allenamenti individuali, i giocatori stanno recuperando la condizione, sia pure poco per volta. Sono stati fermi per due mesi, gli esercizi a casa hanno garantito il mantenimento della forma e hanno svolto una funzione di svago, ma non avevano niente a che vedere con il lavoro sul campo. Servirà pazienza, mentre le società corrono per ricominciare, per quanto, al momento, non ci siano concreti tratti che spingano all’ottimismo. In Germania riprenderanno, in Inghilterra (forse) pure. In Francia, Belgio e Olanda hanno già detto basta. L’Italia è nel limbo. Il sottosegretario alla Salute, Sandra Zampa, ieri ha lanciato un nuovo messaggio d’apertura: «C’è la possibilità di riprendere gli allenamenti di squadra e mettere le premesse per riaprire la Serie A», ha detto. Già, ma come? Il chiarimento della Zampa presuppone che si applichino misure stringenti: «I nostri atleti devono entrare in ritiro una volta testati ed essere negativi, con loro tutto il personale tecnico e staranno in una sorta di bolla asettica. Così si consente loro lo stato di perfetta salute». Il Verona resterebbe sigillato al Parc Hotel. Più che un ritiro, una specie di clausura sportiva.