Confindustria: «Crisi senza precedenti»
La stima: a giugno produzione giù del 20%
Il presidente di Confindustria, Michele Bauli preoccupato dalle previsioni per il prossimo trimestre: «Il -19,86% della produzione industriale veronese sarebbe non solo il dato peggiore dal primo trimestre 2009, quando eravamo arrivati a toccare il -12,3% congiunturale, ma si tratterebbe dell’arretramento peggiore di sempre».
«Sono preoccupato soprattutto dalle previsioni per il prossimo trimestre, cioè il periodo con i maggiori giorni di chiusura delle imprese: il -19,86% della produzione industriale veronese sarebbe non solo il dato peggiore dal primo trimestre 2009, quando eravamo arrivati a toccare il -12,3% congiunturale, ma si tratterebbe dell’arretramento peggiore di sempre». Sebbene «per più della metà delle imprese la capacità produttiva rimane normale o soddisfacente», le stime di Confindustria sembrerebbero una prima conferma locale di quelle previsioni globali che già a marzo paventavano una crisi peggiore di quella finanziaria del 2008/2009. «Questi numeri non ci sorprendono», dice il presidente dell’associazione degli industriali, Michele Bauli, nel presentare quelle prospettive per il secondo trimestre 2020 in cui figurano anche un -25.56% alla voce «ordini da clienti italiani» e un -19.39% circa gli ordini dall’estero. Nella sua indagine tendenziale — svoltasi in aprile — che racconta «il calo della produzione industriale veronese per la prima volta dopo sei anni», Confindustria sottolinea che se tra gennaio e marzo la caduta è stata del -3.41%, comunque più bassa rispetto al -5.4% nazionale, nel II trimestre è attesa una flessione del -19.86 %: un arretramento «peggiore di quello del primo trimestre del 2009 quando si era nel pieno della crisi finanziaria mondiale legata ai mutui subprime Usa». Ricadute sull’occupazione? Per adesso, dice Confindustria, quella voce «tiene», ma risente comunque del conteminore sto: se nel primo trimestre 2020 il tasso occupazionale nelle imprese era sceso dello 0.28 per cento, nel secondo trimestre si registrano «prospettive di ulteriore riduzione fino a raggiungere -1.13 per cento». E a risentire della cornice generale, peraltro, sono anche i pagamenti, un capitolo che «impensierisce — rimarca Bauli — per la crescita della tensione finanziaria con il 42% degli intervistati che registra un ritardo dei pagamenti (erano il 18% a fine 2019, ndr) e quasi un’azienda su tre segnala una liquidità tesa». Nell’analizzare l’indagine di Confindustria, Bauli premette che «le misure restrittive legittimamente introdotte per contenere la diffusione dell’epidemia hanno portato alla chiusura di circa il 60% delle imprese manifatturiere e gli effetti li stiamo registrando adesso». Cerca anche, il presidente degli industriali, di guardare al quadro generale rimarcando, come detto, che «il nostro tessuto economico è molto variegato: per più della metà delle imprese — riflette Bauli — la capacità produttiva rimane normale o soddisfacente e sempre più della metà delle imprese ha ordini che consentono un’attività a medio e lungo termine». In ogni caso, se guardiamo alla scia da cui si arriva e cioè al primo trimestre dell’anno e alle vendite, «quelle sul mercato domestico registrano un -3,05%, come riflesso della riduzione e ricomposizione della spesa delle famiglie italiane», il tutto mentre «anche l’export subisce un forte calo: è la componente europea ad avere l’impatto maggiore, con una flessione di -3,84%, lievemente
Michele Bauli invece quello delle vendite extra-UE, -1,87%».
La crisi di liquidità, di certo, si riflette sugli investimenti: «La maggior parte degli imprenditori, il 57%, nei prossimi 12 mesi prevede di non investire o di ridurre il capitale investito rispetto all’anno scorso». Una tendenza che sembra toccare anche il settore delle imprese di servizi. Lì, Confindustria rimarca che «nel primo trimestre 2020 il 63% rileva una diminuzione del fatturato». Conclude Bauli: «Gli strumenti messi in campo dal Governo non si stanno dimostrando sufficienti, occorre fare di più per evitare che la perdita di un quinto della nostra produzione diventi realtà. Servono stimoli e strumenti di supporto per chi sta vedendo il proprio mercato anche estero fermo o in calo costante. E occorrono quanto prima regole certe per tutti quei settori che ancora vedono lontana la fase 2. Penso alle imprese del turismo, spettacolo e dei grandi eventi che per il nostro territorio e per tutto il Paese rappresentano una parte importante del Pil. La situazione è critica, ma sono certo che le imprese veronesi e italiane abbiano una forte capacità innovativa e riorganizzativa che possa permettere loro di superare questo momento».