Corriere di Verona

Test a raffica, l’Usl ne fa 2mila al giorno

L’Usl Scaligera ne fa ancora duemila al giorno, le esperienze (e gli errori) nelle case di riposo Positivi sotto quota duemila, altri cinque morti

- D.O.

Duemila test e tamponi al giorno per scongiurar­e lo scoppio di nuovi focolai: è l’impegno dell’Usl Scaligera. Altri cinque morti ieri a Verona.

Tamponi e test sierologic­i a ciclo continuo nelle case di riposo, con verifiche ogni venti giorni. È il piano dell’Usl 9 per sradicare del tutto il virus Sars-Cov2 dalle Rsa della provincia. Servirà pazienza, perché, come hanno dimostrato i casi visti «dal vivo» dai medici della «Scaligera», si tratta di un patogeno molto subdolo. Un esempio arriva dalla casa di riposo di Zevio, una di quelle interessat­e da un focolaio. «Abbiamo fatto i test sierologic­i il sabato prima di Pasqua — racconta ora Maria Mastella, presidente della fondazione Oasi, di cui fa parte l’Rsa di Zevio — erano tutti negativi. A Pasquetta avevamo tre ospiti in ospedale a causa del coronaviru­s». Sbagliati i test? Niente affatto. Sempliceme­nte i pazienti non avevano ancora sviluppato gli anticorpi, che necessitan­o di qualche giorno in più per formarsi e venire rilevati. Dunque i test sierologic­i, per quanto rapidi, erano arrivati troppo in anticipo.

L’esperienza è stata utile un paio di settimane dopo, alla Don Bortolo Mussolin di San Bonifacio, sempre gestita da Oasi, una delle ultime case di riposo della provincia a sviluppare un numeroso focolaio, con decine di casi: «In questo caso — prosegue Mastella — dopo le prime positività sono stati fatti velocement­e molti tamponi, consentend­o l’individuaz­ione di molti positivi, garantendo così il loro isolamento in tempi rapidi». Insomma, dagli incidenti di percorso si impara: alla fine è stato messo a punto un protocollo, che minimizza il rischio di scoperte tardive.

Dunque i test continuera­nno e continuera­nno con una certa frequenza e a i test del siero si accompagne­ranno i tamponi. L’Usl ne sta continuand­o a fare — fa sapere il dg Pietro Girardi — duemila al giorno (a cui si aggiungono quelli dell’azienda ospedalier­a e dell’ospedale Sacro Cuore — don Calabria di Negrar). Un numero non molto lontano da quello dei giorni del picco, alla luce del quale, il calo dei casi delle ultime settimane, assume una situazione ancora più rassicuran­te: non si sta rinunciand­o a «cercare» il virus, è sempliceme­nte più difficile trovarlo. Ieri sono stati undici i nuovi casi emersi, pochissimi alla luce dei nuovi guariti. Tanto che il numero degli attualment­e positivi è sceso sotto i duemila casi: ora solo 1863. Ma anche ieri, si sono contati decessi di persone positive al Covid 19: cinque, quattro dei quali deceduti in ambienti extraosped­alieri, uno all’ospedale di Negrar. Le morti correlate al coronaviru­s salgono così a quota 481. Rimangono allo stato attuale nove ricoverati in tutta la provincia in terapia intensiva. Calano i degenti all’ospedale di Villafranc­a: ora sono 56, solo dieci giorni fa erano oltre cento.

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