Il killer incastrato dal Dna prelevato dall’asciugamano
I riscontri che hanno portato all’arresto dell’assassino di Schiesaro
Svolta nelle indagini sul brutale delitto di Antonio Schiesaro, il 70enne assassinato a forbiciate la notte del 29 maggio 2001 nella sua casa di via Nicola Mazza, a Veronetta. Arrestato l’omicida dopo 19 anni.
Svolta nelle indagini sul brutale delitto di Antonio Schiesaro, il 70enne assassinato a forbiciate la notte del 29 maggio 2001 nella sua casa di via Nicola Mazza, a Veronetta. A 19 anni dall’efferato omicidio, la squadra mobile ha eseguito il 22 aprile un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Verona, Luciano Gorra, nei confronti di Ion Lacanu,
64enne di origini romene senza fissa dimora.
Il caso - ribattezzato «cold case» - era stato riaperto nel 2010 dall’Unità delitti insoluti – istituita nel 2009 presso la Direzione Centrale Anticrimine con decreto del capo della polizia - che ha messo in piedi una proficua collaborazione con gli specialisti della Scientifica scaligera.
Insieme hanno provveduto a riesaminare i reperti che erano stati raccolti sul luogo del delitto nel maggio del 2001 e i campioni di dna presenti su di essi, ovvero su un asciugamano, su una carta che avvolgeva dei coltellini appartenenti alla vittima e sul corpo stesso dell’anziano.
In parallelo, la squadra mobile di Verona ha raccolto i profili dei possibili coinvolti nell’omicidio andando ad indagare fra le conoscenze del 70enne.
Tutti questi sono stati sottoposti a tampone per poter così comparare i loro dna con quello presente sul luogo dell’omicidio.
Antonio Schiesaro era stato trovato nella sua camera da letto seminudo, avvolto in parte da un lenzuolo, inginocchiato e con la testa appoggiata sul letto.
Il suo assassino lo aveva pugnalato con delle forbici infierendo sul corpo circa 70 volte per poi andare a lavarsi le mani in bagno abbandonando l’arma del delitto, ritrovata dalla Scientifica in una bacinella. Aveva, infine, lasciato l’appartamento con la pensione dell’anziano.
Secondo la ricostruzione della polizia, Lacanu, ora indagato, aveva successivamente lasciato Verona trasferendosi ad Ostia, nella periferia di Roma, dove viveva in una roulotte.
La pista si apre nel 2015, quando il 64enne viene arrestato in flagranza per maltrattamenti e lesioni gravi nei confronti della compagna. In seguito, nel 2017, viene sottoposto a tampone per poi essere inserito, nel 2019, nella banca dati della polizia. A quel punto, risultato positivo al confronto con il dna dell’assassino di Antonio Schiesaro, rilevato sul luogo del delitto sia dal medico legale, sul corpo della vittima, sia dalla
Scientifica, sull’asciugamano del bagno con cui l’omicida si è lavato le mani prima di andarsene e sulla carta che avvolgeva i due coltellini che Schiesaro teneva vicino al letto per difendersi da eventuali aggressioni, dopo aver subito nell’agosto del 2000 una rapina, Lacanu è stato, perciò, arrestato. Durante l’interrogatorio di garanzia, il 64enne romeno si è avvalso della facoltà di non rispondere.