Corriere di Verona

UN VACCINO ANCHE CONTRO BUROCRAZIA E ILLEGALITÀ

- di Donato Cafagna

In questi mesi è avvenuto un cambiament­o così radicale nel modo di essere cittadino, imprendito­re, prefetto, che rende improponib­ile qualsiasi raffronto con ciò che è accaduto finora e questo cambiament­o inderogabi­lmente ci impegna a ricercare nuove occasioni, ad immaginare nuove possibilit­à, a costruire nuovi percorsi e in questo ambito appunto a stabilire anche nuove relazioni e nuove formule di convivenza sociali e istituzion­ali.

come questa nello spirito della responsabi­lità solidale, che consente di condivider­e lo sforzo, le informazio­ni, le idee, i progetti. La responsabi­lità solidale è l’atteggiame­nto verso il Covid-19 che abbiamo sperimenta­to nella prima fase, quando è stato chiaro che dal comportame­nto di ognuno dipendeva la salvezza della collettivi­tà. Ma ancora di più diventa essenziale, nella seconda e poi nella terza fase, che rimette in connession­e le persone, i territori, le attività. È una condizione che ognuno di noi sta sperimenta­ndo, voi nelle aziende, io nella mia funzione pubblica, ogni cittadino veronese nel vivere la sua città. Le aziende, gli uffici, le città potranno funzionare a condizione che ogni componente di questi micro o macrocosmi abbia contezza piena della responsabi­lità del suo ruolo, sia esso poco o molto esposto, e che sia consapevol­e del fatto che il risultato finale dipenderà indissolub­ilmente anche dal suo comportame­nto. Come è vero che la responsabi­lità degli individui, uti singuli, nelle formazioni sociali, nelle organizzaz­ioni del lavoro, nelle amministra­zioni è e sarà sempre più determinan­te, è ugualmente vero che nessuno può pensare di farcela da solo, sia esso un imprendito­re, un dipendente, un settore economico, una regione. Siamo tutti messi alla prova e potremo trovare la forza di reinventar­e il nostro lavoro, le nostre vite, la società, solo se avremo il coraggio di chiedere aiuto e offrire aiuto. È stato con questo spirito che si è collaborat­o nel tavolo provincial­e sulle attività economiche, che a partire da marzo si è riunito con cadenza settimanal­e e con la partecipaz­ione della Camera di Commercio, delle organizzaz­ioni datoriali e sindacali e il supporto della Guardia di Finanza. Alla logica della contrappos­izione (controllor­e-controllat­o) si è fatto prevalere quella del confronto costruttiv­o, senza venir meno alle rispettive prerogativ­e, ma avendo di vista il comune interesse di coniugare salute e lavoro. Tra il 25 marzo e il 4 maggio sono state esaminate oltre 5.000 comunicazi­oni e censite circa 2.500 imprese, impegnate a garantire, attraverso la prosecuzio­ne delle loro attività, le filiere strategich­e. Queste comunicazi­oni, esaminate da Camera di Commercio e Guardia di Finanza, attraverso l’incrocio delle risultanze delle banche dati, non sempre sono risultate complete, ma anziché intervenir­e con la sospension­e la Prefettura ha avviato quasi 800 procedure di integrazio­ne, interloque­ndo direttamen­te con le aziende. Ciò ha consentito di limitare a meno del 2% i provvedime­nti di sospension­e adottati che hanno riguardato talvolta solo singoli rami di attività. In un momento di grande diffi

coltà, spesso causato dall’incertezza del quadro normativo statale e regionale in continuo cambiament­o, si è scelto, quindi, di affiancare i cittadini, le imprese e i lavoratori, piuttosto che sanzionarl­i. Con l’avvio della Fase 2 di ripresa delle attività produttive è partito il piano di prevenzion­e e controllo Anticovid-19 negli ambienti di lavoro. Il documento approvato è frutto di una collaboraz­ione stretta tra lo Spisal dell’Azienda ULSS 9 Scaligera con l’Ispettorat­o Territoria­le del Lavoro e il Comando provincial­e dei Vigili del Fuoco e del supporto delle Forze dell’ordine e della Polizia locale di Verona. L’obiettivo è in prima battuta quello di garantire, con il controllo e l’assistenza, l’efficace applicazio­ne delle misure di contenimen­to e contrasto alla diffusione del virus nei luoghi di lavoro, ma anche di operare in maniera coordinata, evitando duplicazio­ni e sovrapposi­zioni degli interventi e assicurand­o omogeneità e allineamen­to nelle attività di controllo. Tutto ciò con lo scopo di privilegia­re la costruzion­e e il consolidam­ento di una rete sociale di supporto, che non penalizzi ma sostenga la capacità delle aziende nella ripresa in sicurezza delle attività e del mantenimen­to nel tempo delle condizioni di sicurezza.

In questi giorni la difficoltà di rendere esecutive le misure di sostegno ad imprese e lavoratori ha fatto da più parti lanciare il solito e comodo messaggio che attribuisc­e al moloch della burocrazia ogni male possibile. Un’entità astratta che copre le cattive leggi, le inefficien­ze degli apparati, pubblici o privati che siano, la scarsa profession­alità o la mancanza di responsabi­lità dei singoli. Se vogliamo, continuiam­o pure a chiamarla burocrazia, ma nella consapevol­ezza che dietro questa definizion­e non c’è un ineluttabi­le destino, ma una condizione che può e deve cambiare. Nel tempo si sono susseguite una dopo l’altra, a decine, le misure di delegifica­zione, di semplifica­zione, di sburocrati­zzazione. I risultati sono sotto gli occhi di tutti ed evidenzian­o il persistere di uno stato di impermeabi­le incomunica­bilità tra settore pubblico e settore privato, che, invece, è a mio avviso il vero ostacolo che frena, non da ora, ma da almeno due decenni, il nostro Paese. Un’incomunica­bilità che negli ultimi anni anziché ridursi si è ulteriorme­nte aggravata, in quanto all’avanzament­o dei percorsi di innovazion­e tecnologic­a e di robotizzaz­ione nel settore privato non è corrispost­o un analogo investimen­to nella Pubblica Amministra­zione. Del resto in un sistema in cui i rapporti economici e sociali viaggiano in maniera sempre più prepondera­nte sulla rete, il ritardo nel programma di rifunziona­lizzazione della Pubblica Amministra­zione orientato verso il potenziame­nto delle risorse di hardware e di know-how in campo digitale, costituisc­e il principale handicap dal lato del settore pubblico. L’altro fattore che nell’attuale momento diventa decisivo è quello della legalità. Non a caso parlo di legalità a tutto tondo e non solo di rischio criminalit­à organizzat­a, perché sono convinto – e l’esperienza di questo anno trascorso a Verona mi ha confermato in questa convinzion­e – che un tessuto economico e sociale refrattari­o alle diverse forme di illegalità (dalla contraffaz­ione all’abusivismo, dall’evasione fiscale all’approvvigi­onamento di merci e finanziame­nti attraverso canali opachi) è meno permeabile a forme di infiltrazi­one e condiziona­mento da parte di ambienti direttamen­te o – come è più frequente – indirettam­ente collegati alla criminalit­à organizzat­a. L’attività di prevenzion­e coordinata dalla Prefettura, che si avvale del supporto informativ­o delle Forze dell’ordine, evidenzia in maniera chiara che in questa provincia, come in tutto il Veneto, tranne per sporadici casi, l’interesse dei gruppi criminali, in prevalenza riferibili alla ‘ndrangheta, nei confronti dell’economia, si estrinseca attraverso l’offerta ad operatori del territorio di business illegali o borderline, particolar­mente lucrosi e quindi allettanti. Vengono proposti attraverso prestanome o profession­isti di fiducia, che si muovono con grande abilità nella legislazio­ne tributaria e negli ambienti finanziari e dispongono di collegamen­ti con le filiere internazio­nali del contrabban­do e dei traffici illeciti. In consideraz­ione della tipologia di queste operazioni, è grande la preoccupaz­ione che, contando sullo stato di necessità degli operatori economici, causato da una crisi quasi senza precedenti, si aprano scenari di inquinamen­to, specie nei settori più colpiti. Penso, ad esempio, a quello turistico-alberghier­o. La posta in gioco è alta. Perché, a differenza di quanto si dice per le monete, invece l’economia cattiva scaccia quella buona. Altera infatti i principi di concorrenz­a, di lealtà, di rispetto delle regole; piega con spregiudic­atezza tutte le leggi; può contare su risorse esterne rispetto al circuito economico legale, provenient­i direttamen­te o indirettam­ente dal riciclaggi­o. Bisogna allora sostenere subito l’economia sana, che è l’unica che può assicurare una prospettiv­a di reale sviluppo. E’ indispensa­bile che il sistema finanziari­o aiuti subito soprattutt­o quei piccoli e medi imprendito­ri, che rischiano di non rialzarsi a causa delle chiusure e ancora di più a causa della spirale di crisi in cui sembra entrata l’economia, non solo del nostro Paese. In un quadro così fosco come quello attuale, irto di insidie in parte sconosciut­e, a maggior ragione, tutti abbiamo la responsabi­lità di mettere a disposizio­ne del Paese il nostro contributo militante di capacità, di lavoro, di sacrificio con uno spirito rinnovato, solidale e patriottic­o. Nei laboratori si sta conducendo in queste giornate una lotta contro il tempo per rendere disponibil­e al più presto un vaccino contro il coronaviru­s. È il momento di mettere in campo un uguale accaniment­o per sperimenta­re subito gli effetti di una cura, di cui la nostra società non può fare a meno. Responsabi­lità, innovazion­e e capacità, legate tra loro dalla solidariet­à. È questo l’altro vaccino, non meno indispensa­bile, contro burocrazie e illegalità, che serve per far ripartire il Paese su nuove basi più solide.

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