UN VACCINO ANCHE CONTRO BUROCRAZIA E ILLEGALITÀ
In questi mesi è avvenuto un cambiamento così radicale nel modo di essere cittadino, imprenditore, prefetto, che rende improponibile qualsiasi raffronto con ciò che è accaduto finora e questo cambiamento inderogabilmente ci impegna a ricercare nuove occasioni, ad immaginare nuove possibilità, a costruire nuovi percorsi e in questo ambito appunto a stabilire anche nuove relazioni e nuove formule di convivenza sociali e istituzionali.
come questa nello spirito della responsabilità solidale, che consente di condividere lo sforzo, le informazioni, le idee, i progetti. La responsabilità solidale è l’atteggiamento verso il Covid-19 che abbiamo sperimentato nella prima fase, quando è stato chiaro che dal comportamento di ognuno dipendeva la salvezza della collettività. Ma ancora di più diventa essenziale, nella seconda e poi nella terza fase, che rimette in connessione le persone, i territori, le attività. È una condizione che ognuno di noi sta sperimentando, voi nelle aziende, io nella mia funzione pubblica, ogni cittadino veronese nel vivere la sua città. Le aziende, gli uffici, le città potranno funzionare a condizione che ogni componente di questi micro o macrocosmi abbia contezza piena della responsabilità del suo ruolo, sia esso poco o molto esposto, e che sia consapevole del fatto che il risultato finale dipenderà indissolubilmente anche dal suo comportamento. Come è vero che la responsabilità degli individui, uti singuli, nelle formazioni sociali, nelle organizzazioni del lavoro, nelle amministrazioni è e sarà sempre più determinante, è ugualmente vero che nessuno può pensare di farcela da solo, sia esso un imprenditore, un dipendente, un settore economico, una regione. Siamo tutti messi alla prova e potremo trovare la forza di reinventare il nostro lavoro, le nostre vite, la società, solo se avremo il coraggio di chiedere aiuto e offrire aiuto. È stato con questo spirito che si è collaborato nel tavolo provinciale sulle attività economiche, che a partire da marzo si è riunito con cadenza settimanale e con la partecipazione della Camera di Commercio, delle organizzazioni datoriali e sindacali e il supporto della Guardia di Finanza. Alla logica della contrapposizione (controllore-controllato) si è fatto prevalere quella del confronto costruttivo, senza venir meno alle rispettive prerogative, ma avendo di vista il comune interesse di coniugare salute e lavoro. Tra il 25 marzo e il 4 maggio sono state esaminate oltre 5.000 comunicazioni e censite circa 2.500 imprese, impegnate a garantire, attraverso la prosecuzione delle loro attività, le filiere strategiche. Queste comunicazioni, esaminate da Camera di Commercio e Guardia di Finanza, attraverso l’incrocio delle risultanze delle banche dati, non sempre sono risultate complete, ma anziché intervenire con la sospensione la Prefettura ha avviato quasi 800 procedure di integrazione, interloquendo direttamente con le aziende. Ciò ha consentito di limitare a meno del 2% i provvedimenti di sospensione adottati che hanno riguardato talvolta solo singoli rami di attività. In un momento di grande diffi
coltà, spesso causato dall’incertezza del quadro normativo statale e regionale in continuo cambiamento, si è scelto, quindi, di affiancare i cittadini, le imprese e i lavoratori, piuttosto che sanzionarli. Con l’avvio della Fase 2 di ripresa delle attività produttive è partito il piano di prevenzione e controllo Anticovid-19 negli ambienti di lavoro. Il documento approvato è frutto di una collaborazione stretta tra lo Spisal dell’Azienda ULSS 9 Scaligera con l’Ispettorato Territoriale del Lavoro e il Comando provinciale dei Vigili del Fuoco e del supporto delle Forze dell’ordine e della Polizia locale di Verona. L’obiettivo è in prima battuta quello di garantire, con il controllo e l’assistenza, l’efficace applicazione delle misure di contenimento e contrasto alla diffusione del virus nei luoghi di lavoro, ma anche di operare in maniera coordinata, evitando duplicazioni e sovrapposizioni degli interventi e assicurando omogeneità e allineamento nelle attività di controllo. Tutto ciò con lo scopo di privilegiare la costruzione e il consolidamento di una rete sociale di supporto, che non penalizzi ma sostenga la capacità delle aziende nella ripresa in sicurezza delle attività e del mantenimento nel tempo delle condizioni di sicurezza.
In questi giorni la difficoltà di rendere esecutive le misure di sostegno ad imprese e lavoratori ha fatto da più parti lanciare il solito e comodo messaggio che attribuisce al moloch della burocrazia ogni male possibile. Un’entità astratta che copre le cattive leggi, le inefficienze degli apparati, pubblici o privati che siano, la scarsa professionalità o la mancanza di responsabilità dei singoli. Se vogliamo, continuiamo pure a chiamarla burocrazia, ma nella consapevolezza che dietro questa definizione non c’è un ineluttabile destino, ma una condizione che può e deve cambiare. Nel tempo si sono susseguite una dopo l’altra, a decine, le misure di delegificazione, di semplificazione, di sburocratizzazione. I risultati sono sotto gli occhi di tutti ed evidenziano il persistere di uno stato di impermeabile incomunicabilità tra settore pubblico e settore privato, che, invece, è a mio avviso il vero ostacolo che frena, non da ora, ma da almeno due decenni, il nostro Paese. Un’incomunicabilità che negli ultimi anni anziché ridursi si è ulteriormente aggravata, in quanto all’avanzamento dei percorsi di innovazione tecnologica e di robotizzazione nel settore privato non è corrisposto un analogo investimento nella Pubblica Amministrazione. Del resto in un sistema in cui i rapporti economici e sociali viaggiano in maniera sempre più preponderante sulla rete, il ritardo nel programma di rifunzionalizzazione della Pubblica Amministrazione orientato verso il potenziamento delle risorse di hardware e di know-how in campo digitale, costituisce il principale handicap dal lato del settore pubblico. L’altro fattore che nell’attuale momento diventa decisivo è quello della legalità. Non a caso parlo di legalità a tutto tondo e non solo di rischio criminalità organizzata, perché sono convinto – e l’esperienza di questo anno trascorso a Verona mi ha confermato in questa convinzione – che un tessuto economico e sociale refrattario alle diverse forme di illegalità (dalla contraffazione all’abusivismo, dall’evasione fiscale all’approvvigionamento di merci e finanziamenti attraverso canali opachi) è meno permeabile a forme di infiltrazione e condizionamento da parte di ambienti direttamente o – come è più frequente – indirettamente collegati alla criminalità organizzata. L’attività di prevenzione coordinata dalla Prefettura, che si avvale del supporto informativo delle Forze dell’ordine, evidenzia in maniera chiara che in questa provincia, come in tutto il Veneto, tranne per sporadici casi, l’interesse dei gruppi criminali, in prevalenza riferibili alla ‘ndrangheta, nei confronti dell’economia, si estrinseca attraverso l’offerta ad operatori del territorio di business illegali o borderline, particolarmente lucrosi e quindi allettanti. Vengono proposti attraverso prestanome o professionisti di fiducia, che si muovono con grande abilità nella legislazione tributaria e negli ambienti finanziari e dispongono di collegamenti con le filiere internazionali del contrabbando e dei traffici illeciti. In considerazione della tipologia di queste operazioni, è grande la preoccupazione che, contando sullo stato di necessità degli operatori economici, causato da una crisi quasi senza precedenti, si aprano scenari di inquinamento, specie nei settori più colpiti. Penso, ad esempio, a quello turistico-alberghiero. La posta in gioco è alta. Perché, a differenza di quanto si dice per le monete, invece l’economia cattiva scaccia quella buona. Altera infatti i principi di concorrenza, di lealtà, di rispetto delle regole; piega con spregiudicatezza tutte le leggi; può contare su risorse esterne rispetto al circuito economico legale, provenienti direttamente o indirettamente dal riciclaggio. Bisogna allora sostenere subito l’economia sana, che è l’unica che può assicurare una prospettiva di reale sviluppo. E’ indispensabile che il sistema finanziario aiuti subito soprattutto quei piccoli e medi imprenditori, che rischiano di non rialzarsi a causa delle chiusure e ancora di più a causa della spirale di crisi in cui sembra entrata l’economia, non solo del nostro Paese. In un quadro così fosco come quello attuale, irto di insidie in parte sconosciute, a maggior ragione, tutti abbiamo la responsabilità di mettere a disposizione del Paese il nostro contributo militante di capacità, di lavoro, di sacrificio con uno spirito rinnovato, solidale e patriottico. Nei laboratori si sta conducendo in queste giornate una lotta contro il tempo per rendere disponibile al più presto un vaccino contro il coronavirus. È il momento di mettere in campo un uguale accanimento per sperimentare subito gli effetti di una cura, di cui la nostra società non può fare a meno. Responsabilità, innovazione e capacità, legate tra loro dalla solidarietà. È questo l’altro vaccino, non meno indispensabile, contro burocrazie e illegalità, che serve per far ripartire il Paese su nuove basi più solide.