Medicina rigenerativa, scoperto il gene che tutela le staminali
Scoperto in Italia un gene che promette di dare una spinta senza precedenti alla medicina rigenerativa, la quale usa le cellule staminali per riparare tessuti e organi. Il gene, chiamato ZNF398, è una sorta di conservante molecolare: quando una cellula adulta viene riprogrammata, ossia fatta tornare indietro nel tempo allo stadio di staminale pluripotente, permette di conservarla senza rischi, in attesa che venga utilizzata.
Pubblicata sulla rivista Nature Communications, la ricerca è stata condotta dalle Università di Padova e Torino, con il finanziamento della Fondazione Armenise Harvard, e segna un passo in avanti nell’uso delle cosiddette cellule staminali riprogrammate. «Il nostro studio non servirà a una specifica malattia, ma avrà un impatto su tutte le patologie che oggi vengono studiate grazie alle cellule staminali pluripotenti», spiega il professor Graziano Martello, autore della scoperta con il suo gruppo del laboratorio di cellule staminali interno al Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova.
«La scoperta — aggiunge lo scienziato — ci aiuterà a conservare meglio le cellule staminali pluripotenti e controllarne bene la differenziazione, offrendo uno strumento potente e estremamente affidabile».
«Tutti medici, mia sorella Dania è pediatra. E ci piace quello che facciamo, lavorare non è un peso. L’altra sera guardavo un film, alle dieci mi ha chiamato un paziente e ho risposto. Un paziente non un cliente e la malattia non conosce ferie né orario. Anche mia madre ha risposto all’ultimo paziente prima di essere intubata. Come voleva lei, l’ambulatorio non è mai stato chiuso: è morta giovedì mattina e il pomeriggio ero qui, anche dopo il funerale ho aperto ai pazienti. Lei venne a lavorare dopo il matrimonio di Dania, quando si era rotta il piede a causa di una buca. E ha lavorato all’ultimo».
Non ha mai avuto il dubbio che con un ricovero più tempestivo o cure diverse, sarebbe andata diversamente?
«Lei era preoccupata per il Covid ma non si è mai tirata indietro. Venerdì non stava bene e io le dissi: stai tranquilla, qui in ambulatorio gestisco io. E a sera a casa cominciò ad avere difficoltà a respirare. Siamo medici e all’ospedale di Treviso conosco molti colleghi, con cui sono stato sempre in contatto durante il ricovero. A mia madre è stato dato il massimo».