Dal ballerino al mosaicista, il Nordest al Père-Lachaise
Un volume a cura di Stefanori ripercorre le vite degli italiani sepolti nel cimitero parigino. Un’occasione per fare scoperte sorprendenti
Il Père-Lachaise di Parigi è stato il cimitero più visitato al mondo. In questo camposanto riposa un’impressionante concentrazione di celebrità: Édith Piaf, Marcel Proust, Jim Morrison, Oscar Wilde, Fryderyk Chopin, Amedeo Modigliani, Molière, Honoré de Balzac, Apollinaire, Sarah Bernhardt. In un bellissimo volume recentemente pubblicato da Skira,
L’Italia del Père-Lachaise. Vite straordinarie degli italiani di Francia e dei francesi
d’Italia (274 pp., 60 euro), a cura di Costanza Stefanori sono celebrati 61 personaggi illustri italiani e francesi d’origine italiana sepolti al PèreLachaise.
Non mancano figure che nelle nostre regioni ebbero le loro radici. Serge Peretti, veneziano (19051997), ad esempio, fu il primo ballerino nella storia ad essere promosso al grado di étoile. Incredibile se pensiamo che nel 1917, alla sua richiesta di entrare nella prestigiosa scuola di danza dell’Opèra, aveva ottenuto una risposta oltremodo sconfortante: «Siete troppo vecchio per debuttare nell’arte nobile».
La tomba di Gian Domenico Facchina (Sequals 1826-Parigi 1903) presenta, non a caso, il nome del defunto in mosaico. Facchina è stato infatti un pioniere del mosaico moderno. Dal 1877 al 1888 a Venezia trasformò Palazzo Labia in un laboratorio-scuola frequentato da mosaicisti di tutto il mondo. Raggiunse fama internazionale decorando la volta centrale dell’Opèra ma dal suo atelier uscirono tanti altri mosaici straordinari ammirabili in ogni angolo di Parigi. Altrettanto geniale, ma in tutt’altro ambito, fu Antonio Franconi, (Udine 1737Parigi 1837). Stiamo parlando del capostipite di una dinasta circense che ha creato in Francia il circo moderno. Ammaestratore di uccelli, cavallerizzo, equilibrista, acrobata, grande impresario e uomo estroso e dispotico, Franconi era stato costretto a lasciare Udine dopo aver ucciso un nobile in duello. Giunto a Lione, per vivere si inventò funambolo, ammaestrando canarini e piccioni. Fu l’inizio di una memorabile carriera che lo portò a possedere ben quattro circhi e svariati ippodromi.
Cavallerizzo, acrobata, equilibrista, ammaestratore, musicista, mimo e, soprattutto, inventore dell’ “operetta del circo”, un compromesso tra fantasia musicale e pantomima, fu anche Achille Zavatta (La Goulette 1915, Ouzouerdes-Champs 1993). La famiglia Zavatta trova le sue origini tra Veneto, Friuli ed Istria. Il ramo circense ha per capostipite Antonio, il quale, con una cavallina comprata nel 1815 alla fiera di Padova, si esibiva a feste e sagre di paese.