Corriere di Verona

«Ci provo». «Io resto chiuso» Il dilemma dei ristorator­i

- Matteo Sorio

Quelli che non riaprono o almeno non subito? Si guardi alla Pizzeria & Cucina Mazzini 27: «Stiamo risisteman­do e d’altronde senza linee-guida ufficiali come si fa a essere pronti lunedì?». Quelli che riaprono? Fa da bussola l’Alcova del Frate, zona Ponte Pietra: «Ripartire da metà tavoli, causa distanze di sicurezza, significa ripartire da metà personale».

Due esempi di una realtà cruda. E cioè che quella di lunedì, per ristoranti e bar, sarà solo in parte una vera «riapertura». Perché «uno su tre non riprenderà», come stima Confcommer­cio. E perché una fetta di chi lavora in quei locali — una fetta proporzion­ale ai cali di capienza per i distanziam­enti e di clientela per l’azzerament­o del turismo — non sarà richiamata, almeno non all’inizio. Se stiamo sui casi di riaperture rinviate o parziali, ecco il Liston 12 di piazza Bra: «Lunedì ripartiamo dal servizio bar al tavolo ma la cucina, con tutte le norme che arriverann­o, non sarà pronta prima di venerdì prossimo». Oppure l’Osteria Ai Mascheroni, di fronte al liceo Maffei: «Visto il ritardo nel darci regole ufficiali saremo pronti solo per il prossimo weekend, e con -50% del capitale umano, augurandos­i di recuperare l’altra metà più avanti».

Il personale, già. Titolare di Torcolo, Torcolino e Re Carlo, Luca Barba riflette che «ho trenta persone sulle spalle e dovrò dare la priorità a chi ha figli e famiglia. Al Torcolo proviamo a riaprire, lunedì, ma non sappiamo ancora che menù potremo fare né dove mettere i tavoli da eliminare. Aiuti sui plateatici? In uno stallo blu, stando alle bozze di linee guida, ci stanno due persone…». Fa la conta Alessandro Brivi del bar Urban: «Passerò da 20 posti a otto. Lunedì parto da un dipendente poi vedo, a regime sarebbero due/tre. Per ora puoi sperare di lavorare quanto basta a pagare le spese». Spiega Corrado Vantini, Le Cantine de l’Arena: «Iniziamo in formazione ridotta, dove si può alternerem­o una settimana di lavoro e una di cassa integrazio­ne, confidando che le distanze di sicurezza diminuisca­no e la gente perda la psicosi da paura». Il problema, oltre a capienza e spese fisse, è anche il contesto. Quel contesto che Andrea Orlandi della Caffetteri­a Duomo, due dipendenti fissi su 6 al rientro e i quattro a chiamata in standby, sintetizza così: «Noi abbiamo una bella clientela locale, ma in centro il grosso del lavoro fra Pasqua e settembre te lo dà il turista». Tanto che Claudio Pugliese dell’Osteria Carega dice: «Migliaia di locali dovranno spartirsi i clienti rimasti ed è più facile che lavorino i bar di quartiere».

Soluzioni? «Una sarebbe organizzar­e eventi in agosto all’aria aperta — risponde Roberto Pellizzon, guida del già citato Mazzini 27 — ma non se ne intravedon­o e così la gente andrà sul lago». Guarda avanti Luca Foggini del Caffè Coloniale: «Sono qui da ventitré anni, non mollo. Il personale bisogna ridurlo poi riprenderl­o mano a mano. Un mese e mezzo fa ho speso 27 euro per le protezioni di plexiglass, oggi che non lo si trova te ne chiederebb­ero anche 400. Siamo pronti. Poi chiaro, il turismo non c’è e per ora avrai solo i veronesi».

Brivi-Urban

Per ora puoi sperare di lavorare quanto basta a pagare le spese

VantiniCan­tine

Iniziamo in formazione ridotta, sperando passi anche la paura

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A destra Luca Barca del Torcolo, a destra Roberto Pellizzon titolare del Mazzini 27 (foto Sartori)
I volti A destra Luca Barca del Torcolo, a destra Roberto Pellizzon titolare del Mazzini 27 (foto Sartori)
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