In Cattolica scoppia la pace sullo statuto
Assemblea il 27 giugno: niente dividendo. Delega a un aumento da 500 milioni
Cattolica, si chiude lo scontro con i soci di minoranza sullo statuto della compagnia. Entra nella fase finale, invece, il contenzioso con l’ex Ad Alberto Minali.
Cattolica, si chiude lo scontro sullo statuto. Ma entra nella fase finale quello con l’ex amministratore delegato Alberto Minali. Non ha tradito le attese il lungo cda della società assicurativa di ieri, che, oltre ad aver approvato i conti del primo trimestre (chiuso in utile per 14 milioni, ma poi con segnali pesantissimi, tra metà marzo e inizio maggio, nei nuovi premi, sull’auto, -45%, non auto, -61%, e vita, -81%, con parziali recuperi a fine aprile), ha poi sciolto una serie di passi. Che permettono di mettere in calendario l’assemblea dei soci (in seconda convocazione) per sabato 27 giugno. Assise che si svolgerà a porte chiuse, senza partecipazione fisica e nemmeno la possibilità di assistere in streaming, secondo le regole per l’emergenza Coronavirus: i soci potranno esprimere il voto attraverso il rappresentante designato.
In assemblea il cda guidato da Paolo Bedoni arriverà con due proposte di rilievo. La prima, di non distribuire il dividendo, secondo la richiesta Ivass di tenere l’utile 2019 a riserva di fronte all’incognita Covid. La seconda è quella di approvare una delega al cda per un aumento di capitale da 500 milioni, anche in via scindibile in una o più volte. Richiesta di peso, ma, da quel che si apprende, non da esercitare subito. Il senso è di affidare al cda uno strumento da tirar fuori dal cassetto o per opportunità di crescita sul mercato (si era parlato di un intervento di quella dimensione, ad esempio, sei mesi fa per concorrere alla gara sulla bancassicurazione di Ubi), o, in senso difensivo, se fossero necessari rafforzamenti patrimoniali di fronte ad effetti particolarmente pesanti per la crisi da Covid-19.
Poi altre due decisioni di peso. La prima, la più inattesa, riguarda l’apertura dello scontro finale tra il cda guidato da Bedoni e l’ex ad Minali, dopo il clamoroso ritiro delle deleghe lo scorso ottobre. Il cda ieri, sulla base di un parere legale di Giulio Tremonti, ha approvato la decisione di proporre all’assemblea proprio la revoca, per giusta causa, dal ruolo di consigliere di amministrazione, che Minali aveva mantenuto in questi mesi, rappresentando comunque una spina nel fianco. Ma il passo per dimissionare l’ex ad potrebbe non restare senza contromosse. Il manager si starebbe preparando al deposito, in una decina di giorni, della causa per danni davanti al Tribunale delle imprese di Venezia per il ritiro delle deleghe, chiedendo i risarcimenti previsti dal contratto con la società, che il cda non vuole riconoscere sostenendo invece la giusta causa. Atto al quale dovrebbero seguire per necessità le dimissioni di Minali dal cda, vanificando l’ordine del giorno in assemblea.
Il secondo passaggio decisivo è l’armistizio con l’iniziativa del Buon governo guidata dai soci Luigi Frascino, Giuseppe Lovati Cottini, Francesco Brioschi e Massimiliano Cagliero. In sostanza, come previsto, il cda ha approvato ieri uno schema di modifiche allo Statuto secondo il progetto redatto dal consulente legale, Mario Cera. Schema promosso a febbraio dal cda, come proprio piano da presentare all’assemblea in alternativa a quello del Buon governo, che aveva portato alla convocazione dell’assemblea straordinaria del 6 marzo, poi rinviata per la crisi da Coronavirus. E che avrebbe portato, se approvato, all’uscita di scena subito del presidente e di altri tre consiglieri.
Sulla base del piano Cera, i contatti tra gli avvocati delle due parti sono andati avanti, fino a un’intesa. Siglata con una lettera del Buon governo al cda di Cattolica, con la decisione, come sostiene una nota dei promotori, di «rinunciare automaticamente alla propria richiesta di convocazione», alla condizione del «recepimento di alcuni principi da loro richiesti». Ciò dopo aver rinunciato alla decadenza immediata di Bedoni: i cambiamenti scatteranno con il consiglio eletto nel 2022. La condizione per l’accordo è scattata dopo il cda di ieri.
In assemblea si andrà con la sola proposta del cda, che riduce da 17 a 15 membri, aumenta quelli di minoranza da uno a due, introduce un ruolo non esecutivo per il presidente per cui viene, come per il suo vice, introdotto il limite di tre mandati continuativi. E poi ancora modifiche su parità di genere, consiglieri indipendenti, comitati endoconsiliari. I toni finali sono comunque differenti. Per il cda la proposta è stata fatta dal cda in autonomia, accogliendo solo alla fine «alcune istanze», il Buon governo ritiene che «la nuova proposta del cda «recepisce in ampia misura i principi di Buon governo».