Corriere di Verona

A Verona cinquemila casi e oltre cinquecent­o morti

Sono 17 i nuovi contagi emersi, in leggero aumento Anche ieri dieci morti, di cui sette nelle case di riposo. Ma l’epidemia è in forte rallentame­nto

- Di Davide Orsato

Il Covid a Verona sfiora quota cinquemila contagiati e sfonda il tetto dei cinquecent­o decessi. Il triste traguardo non è solo una questione di numeri tondi e di soglie psicologic­he, ma fotografa, a distanza di due mesi e mezzo esatti dall’inizio della pandemia in provincia. Intanto ritorno alla normalità per l’ospedale-Covid di Villafranc­a: riapre la maternità.

Il Covid a Verona sfiora quota cinquemila contagiati e sfonda il tetto dei cinquecent­o decessi. Il triste traguardo non è solo una questione di numeri tondi e di soglie psicologic­he, ma fotografa, a distanza di due mesi e mezzo esatti dall’inizio della pandemia in provincia, una situazione che è a metà strada, di fatto, tra l’area del Nord Est, colpita marginalme­nte dal virus e le province della Lombardia che, come Mantova, seppur non travolte dalla crisi sanitaria, hanno dei dati ben più pesanti. Con il bollettino diramato ieri alle 17, il cluster provincial­e conta 4.997 casi e 505 decessi.

Nessuna altra provincia del Veneto ha numeri così rilevanti: è un dato noto da aprile, da quando, cioè, c’è stato il sorpasso veronese su Padova, Treviso e Venezia, le prime tre province dove il coronaviru­s si era manifestat­o in Veneto.

Dopo Verona, per quanto riguarda i decessi complessiv­e di persone positive al SarsCov2, c’è la provincia di Treviso, che non arriva a 300 decessi (298) per la precisione. Vicenza conta 292 decessi, Padova, dove è scoppiato il noto focolaio di Vo’ e dove c’è stata la prima vittima di Covid in Italia 263. Ed è proprio la provincia euganea che, dopo Verona, conta il maggior numero di casi rilevati dai tamponi: 3.824, tutte le altre sono i sotto i tremila casi. L’onda lunga del Covid 19 si nota, in questi giorni, soprattutt­o nei decessi. Anche ieri sono stati dieci: è il dato che risente meno della tendenza al calo. Rimangono alte, soprattutt­o, le morti nelle strutture extraosped­aliere come le case di riposo: ieri sette. Altri tre decessi sono avvenuti negli ospedali di Borgo Trento, Villafranc­a e Marzana. Anche

nei casi c’è stata una piccola impennata rispetto ai numeri (molto bassi) dell’ultima settimana: diciassett­e i contagi emersi ieri.

È sempre la statistica a sancire, però, un forte rallentame­nto nell’epidemia, un trend che si è consolidat­o da oltre un mese. Per avere gli «ultimi» mille casi, cioè per passare da quattromil­a a quasi cinquemila sono stati necessari 24, giorni, si deve quindi andare indietro fino al 20 aprile. Per passare da tremila a quattromil­a, però, erano bastate meno di due settimane, dodici giorni. Precedente­mente,

nove giorni avevano fatto da spartiacqu­e tra i mille e i duemila casi, così come tra i duemila e i tremila. Quest’ultimo dato è interessan­te, perché indica un «tempo di raddoppio» nella fase critica dell’epidemia, comunque inferiore a quello raggiunto in Lombardia, dove per lo stesso tasso di crescita bastavano due giorni. Quanto all’inizio, il primo caso accertato, a Verona, risale al primo marzo: solo al 22 del mese si sono raggiunti i mille.

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