«Fateci tornare in udienza»
Aperta anche una pagina Facebook: mascherine e cartelli «contro il lockdown dei tribunali». Il capofila della protesta: «Chiediamo solo di poter lavorare»
Contro il lockdown della giustizia, paralizzata da marzo, gli avvocati veronesi lanciano un appello sul web con un flash mob: mascherine e cartelli «per tornare a lavorare».
«Fate ripartire i processi». Contro il lockdown della Giustizia, la protesta degli avvocati veronesi viaggia on line e in poche ore è già diventata virale. Un flash mob con un video postato sul web, a cui in meno di due giorni hanno aderito in 148, che «ci hanno messo la faccia» con tanto di mascherine, colonna sonora («Don’t worry, be happy») e cartelli per far sapere a tutti che «vogliamo tornare in udienza».
Ideatore e capofila dell’iniziativa è l’avvocato Stefano Gomiero: «La nostra - mette subito in chiaro - non è una protesta “contro” qualcuno, bensì “per” qualcosa. E il nostro scopo è unicamente quello di poter ricominciare a fare il nostro lavoro, di poter riprendere a dare giustizia ai cittadini che la aspettano senza sapere quando la potranno finalmente avere, di sbloccare la paralisi che da marzo affligge tutti i tribunali d’Italia».
Verona non fa eccezione: in questa «fase 2 della Giustizia» alle prese con l’emergenza Covid, si stanno trattando quasi esclusivamente i procedimenti che riguardano detenuti e soggetti con misure cautelari in corso. Per la stragrande maggioranza delle udienze, quelle che prevedono la presenza di testimoni in aula, i giudici stanno rinviando al 2021, se non addirittura oltre.
«È tutto bloccato, tutto fermo» accusano i penalisti, sia alla sezione gip che in quella dibattimentale: fino al 31 luglio, di fatto, si potranno celebrare unicamente le udienze che prevedono la sola discussione, quelle del Riesame reale e quelle con incidenti di esecuzione. E solo «evitando assembramenti e con le dovute cautele». Il risultato, però, è che «così salta la quasi totalità dei processi - obiettano gli avvocati scaligeri -. È giusto proteggere la salute pubblica, ma adesso che tutte le attività stanno riaprendo dopo oltre due mesi di stop nazionale, i tribunali non posso restare ancora fermi. Uno Stato non può chiamarsi tale se abdica, di fatto, alla funzione giurisdizionale; basta con le udienze da remoto;vogliamo ritornare nelle aule e ricominciare a lavorare per garantire i diritti dei nostri clienti». Per questo, hanno anche aperto una pagina Facebook: «Ritorniamo in udienza!», è il motto del gruppo, che ieri, nel primo giorno di attivazione, ha fatto il pieno di «like» e visualizzazioni. Aggiunge l’avvocato Gomiero: «Siamo stanchi di sentirci dire di non preoccuparci che andrà tutto bene, la nostra è una spontanea iniziativa gioiosa per tornare quanto prima a lavorare. Perché noi legali non possiamo farlo e, per esempio, le cassiere invece sì? - chiede -. Abbiamo mutui, figli, dipendenti e finché non torneremo attivi non ricominceremo a guadagnare. E poi, lo ripeto, non possono rimanere sospesi i diritti e gli interessi dei nostri assistiti per così tanto, troppo tempo». Anche perché, esaurita la «fase 2», dal 31 luglio scatterà la pausa estiva e il tribunale si rimetterà in moto solo da settembre. A conti fatti, dunque, il «lockdown della Giustizia» rischia di protrarsi per oltre sette mesi. Con l’incubo che, in autunno, il virus possa tornare e scatti una nuova serrata: di qui, l’appello dei legali veronesi a «farci riprendere a lavorare subito, nell’interesse dei diritti dei nostri assistiti. Con la toga nelle spalle e nel cuore!!!».