Il Nord sul piede di guerra «Tpl, solo 500 milioni? Ne servono tre volte tanti»
Il ministro ai Trasporti Paola De Micheli ha chiesto fino all’ultimo fossero 800. Il Governo ha parlato per settimane di 600 milioni. Ma, nella bozza del decreto legge Rilancio, si legge un 500 milioni tondo tondo per andare in soccorso alle aziende del Tpl, il trasporto pubblico locale, massacrate dalle norme di contenimento del virus e da una evidente insostenibilità economica. Un bus urbano, tanto per capirsi, dai 97 posti standard fra seduti e in piedi, potrebbe portare solo 9 passeggeri seduti a debita distanza. Una decurtazione che ha fatto saltare sulla sedia gli assessori regionali ai Trasporti delle regioni del Nord. Tanto che, ieri, in una nota congiunta si leggeva: «Il fondo previsto dal Governo per il sostegno al trasporto pubblico assomiglia a una tragica presa in giro. I 500 milioni previsti dal Dl Rilancio coprono a malapena un terzo delle perdite per le imprese del settore stimate per il 2020 in almeno 1,5 miliardi a livello nazionale, secondo le analisi delle associazioni di categoria».
In calce le firme degli assessori regionali ai trasporti di Veneto, Elisa De Berti, Lombardia, Claudia Maria Terzi, Piemonte, Marco Gabusi, Liguria, Giovanni Berrino e Friuli Venezia Giulia, Graziano Pizzimenti. «Lo stanziamento – proseguono gli assessori – è insufficiente addirittura per ristorare i mancati ricavi di questa prima fase dell’emergenza sanitaria: per i primi due mesi di lockdown il danno economico subito dal Tpl, compreso il servizio ferroviario, a livello nazionale ammonta ad almeno 600 milioni di euro. Se poi il fondo da 500 milioni a livello nazionale dovesse anche includere i rimborsi degli abbonamenti, allora alle aziende resterebbero davvero le briciole. Per rimborsare gli utenti è bene che il Governo preveda un capitolo a parte con risorse importanti». Il solo Veneto prevede un rosso di duecento milioni. Il rischio, paventato dagli assessori del Nord, è che le imprese del Tpl chiudano con evidenti ricadute sul piano sociale, soprattutto alla vigilia della fine del lockdown. Gli assessori parlano di «tentennamenti e vergognosi balletti di cifre: dall’ipotesi di 800 milioni si è passati rapidamente a 500 milioni a livello nazionale». Sul finale la stoccata: «Il Gruppo Fs, società statale, ha dichiarato utili nel 2019 per 584 milioni di euro: il Governo investa una parte di questo tesoretto per integrare il fondo».
Intanto si leva il grido di dolore degli operatori del trasporto privato. Aziende congelate dallo stop a turismo, gire scolastiche e gruppi. «Il settore, in regione, ha già perduto 250 milioni di fatturato. - spiega il presidente regionale del settore Autobus operator di Confartigianato Daniele Rigato - E lo stop durerà almeno sino a fine anno. L’unica àncora di salvezza è l’impiego dei nostri mezzi a supportare aziende di trasporto pubblico locale. Attendiamo buone notizie dalla Regione». I dati del disastro per il trasporto privato parlano di 3.200 dipendenti in cassa integrazione, 250 milioni di mancati ricavi per i soli mesi di marzo aprile e maggio e un futuro fosco.