«Alin in fuga senza vestiti e Pramod che, ustionato, mi parlava di sua figlia»
Il collega dei due feriti: «È stato tutto così orribile...»
Pramod ha una figlia di 4 anni, che vive a Terni con la mamma. «Continuava a chiedermi di lei. Nonostante il dolore fortissimo, nonostante il volto ustionato e la pelle che si staccava dalla mano destra, nonostante tutto, in quel momento Pramod pensava soltanto alla sua bambina...».
Luca Mechelli è un operaio specializzato della General
Montaggi, azienda di Terni che si occupa di manutenzione all’interno della 3V Sigma di Marghera. I due operai rimasti feriti nell’incidente di ieri, sono suoi colleghi. Due trentenni di origini straniere che da diversi anni lavorano alle dipendenze della ditta umbra: il rumeno Alin, che da qualche tempo si è trasferito con la compagna nel Padovano;
e l’indiano Pramod, che da circa tre mesi - da quando cioè ha iniziato la manutenzione nello stabilimento veneziano condivide con Machelli la stanza di un bad e breakfast a Dolo. Che tipi sono?
«Alin e Pramod sono due bravi ragazzi e degli ottimi operai». Cos’è accaduto?
«Non so chi o cosa abbia innescato l’esplosione. So solo che siamo arrivati alle 8 e loro dovevano lavorare insieme alla modifica di un tubo. Intorno alle 10 mi trovavo nel magazzino degli attrezzi quando ho sentito il boato e ho visto un’autobotte completamente avvolta dalle fiamme. Sono fuggito, raggiungendo il punto di primo soccorso. E lì ho aspettato... ma i miei colleghi non arrivavano». Quando ha capito che erano rimasti feriti?
«Ho telefonato a Pramod e lui ha risposto: lo sentivo urlare. Mi diceva: “Scotto, sto bruciando!”. Gli sono andato incontro e quando l’ho trovato aveva delle ustioni al volto, alle braccia e alla mano destra. I suoi vestiti erano completamente bagnati ed emanava un fortissimo odore di sostanze chimiche. Insieme, abbiamo raggiunto un posto sicuro».
È lì che Pramod le ha chiesto della figlia?
«Sì. Gli ho risposto di non preoccuparsi, che la sua bimba stava bene e che dopo essere andato all’ospedale per le medicazioni sarebbe tornato a Terni da lei, e l’avrebbe abbracciata. Poi è arrivata l’ambulanza. Mi ha detto: “Ho sete, dammi dell’acqua”. Ma i medici me l’hanno vietato... È stato tutto così orribile...». E Alin?
«Gli ho telefonato poco dopo aver trovato Pramod: era diretto all’ospedale di Dolo. Mi ha raccontato di essere riuscito a fuggire e di essersi spogliato, probabilmente perché i vestiti gli bruciavano addosso. Ha fermato un automobilista di passaggio e gli ha chiesto un passaggio. Ora è ricoverato a Padova: ha ustioni al volto, al collo, al torace, alla schiena...»