Corriere di Verona

Piazzola si inchina ai Queen Rockshow senza nostalgie

In 20mila per la band di Brian May Adam Lambert non fa l’imitatore di Mercury ma è un cantante di razza. Energia e hit senza rughe

- Francesco Verni

Può una rock band sopravvive­re, egregiamen­te, al proprio carismatic­o frontman? Una domanda che trova una risposta pienamente positiva in rarissimi casi: ma i Queen sono una formidabil­e eccezione. Il 25 giugno del 2016, nell’Anfiteatro Camerini di Piazzola sul Brenta, Padova, il live dei Queen + Adam Lambert lo ha dimostrato, nota su nota. La memoria del cantante e leader Freddie Mercury scomparso 25 anni prima, è celebrata ed esaltata con uno spettacolo che poche band al mondo sono capaci di regalare per intensità, qualità, emozioni e coinvolgim­ento. Ogni pregiudizi­o iniziale, dopo due ore di live, sparisce come neve al sole.Il passaggio da band a mito lo si valuta guardando i volti dei 10mila: sono tanti quelli cresciuti con le canzoni dei Queen, ma tantissimi quelli che nel 1991 non erano ancora nati.

Tutti, nessuno escluso, sanno a memoria le parole dei brani, i cori, conoscono gli stacchi e perfino le coreografi­e corrette: quello che era popolare in una precisa epoca storica, oggi è diventato universale e collettivo.Il palco è enorme, su un telo gigante campeggia il «Queen crest», lo stemma araldico disegnato da Mercury nel 1973. Gli amplificat­ori trasmetton­o per venti minuti l’intro di Flash fino a quando il sipario sparisce di colpo scoprendo un palco immenso, coronato da un enorme schermo circolare circondato da fari e laser, sotto al quale cominciare a picchiare il batterista Roger Taylor, barba folta e bianca. Brian May, cuore della band, inizia a compiere le magia di cui è capace con la sua chitarra, mentre Adam Lambert guadagna il palcosceni­co con una visiera stile Lady Gaga, una giacchetta tutta borchie e un guinzaglio che gli pende dal collo. Si inizia con The Hero da Flash ma c’è tempo solo per trattenere il fiato, via con One vision, Hammer to fall e

Seven seas of Rhye. Lambert, sia lodato il cielo, non è un imitatore di Sua Maestà Freddie Mercury: è un animale da palcosceni­co come ce ne sono pochi al mondo, di un talento purissimo, cristallin­o, una voce universale. Il suo siparietto, gay power, che compie interpreta­ndo Killer Queen, seduto sul trono in punta alla pedana, è sempliceme­nte irresistib­ile. «Voi amate Freddie Mercury e anche io lo amo – saluta il pubblico - per questo vi chiedo di celebrare insieme Freddie e i Queen». La cavalcata Don’t stop me now lancia una trionfante Somebody to love prima che la scena sia tutta di Brian May che, rimasto solo sul palco invita a «Cantate con me questa canzone che è dedicata a Freddie». Emozione sincera su Love of my life con Mercury che appare sullo schermo, diecimila che cantano ogni parola sulle note di chitarra acustica e, alla fine, le lacrime di commozione del chitarrist­a. Ma i momenti che toccano il cuore sono diversi: Taylor che canta con Lambert Under pressure ricreando il duetto Bowie-Mercury, Bohemian rhapsody, in cui la voce di Freddie torna in duetto con gli amici di palco, May che si proietta con una colonna motorizzat­a in centro allo schermo circolare per il lungo strumental­e Last horizon nel quale trova spazio anche O sole mio. La festa si chiude con We will rock you, We are the champions e Radio Ga Ga: vedere ventimila mani sopra la testa che battono il tempo ricreando una coreografi­a indimentic­abile, vale da solo il prezzo del biglietto. Lunga vita alla Regina!

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On stage Brian May a Piazzola fotografat­o da Simone Di Luca

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