Corriere di Verona

Santa Rita, tanti devoti (ma poche distanze)

- D. O.

Con le chiese aperte, finalmente dopo oltre due mesi di stop, con la crisi economica che morde, con le mille incertezze per il futuro, non ultimo il ritorno dei contagi e il rischio di nuove «chiusure», era prevedibil­e che in molti accorresse­ro a chiedere un aiuto dall’alto. Soprattutt­o se a tendere una mano è lei, la santa «dei miracoli impossibil­i». Il giorno di Santa Rita forse non sarà, a Verona, una di quelle date annotate sul calendario, eppure è sentitissi­mo da una fetta importante della popolazion­e. Da qualche anno a questa parte, da quando la diocesi ha spostato la «memoria di San Zeno» dal 12 aprile al 21 maggio, cade il giorno dopo il santo patrono e forse lo batte in termini di devozione popolare. Quello che è successo giovedì e ieri ne è una piccola prova. Da un lato la basilica, con ingressi contati: poche persone e molte rappresent­anti delle istituzion­i. Dall’altra la folla, che pur ha tentato di essere più ordinata possibile, fuori dalla chiesetta di Santa Maria Antica, la cappella degli Scaligeri, tradiziona­le luogo di venerazion­e, in città, della santa di Cascia.Gli assembrame­nti, insomma, erano da mettere in conto. E in effetti, qualche momento in cui le rigorose distanze di un metro, un metro e mezzo l’uno dall’altro non sono state del tutto rispettate, c’è stato, eccome. Il che, inevitabil­mente, ha fatto discutere in una settimana in cui la questione delle folle in centro storico, la cosiddetta «movida», è stata al centro delle preoccupaz­ioni dell’amministra­zione cittadina. Certo, le regole non sono mancate: ingresso contingent­ato (al massimo 30 persone all’interno della chiesa) e un «fuori programma», con la benedizion­e delle rose impartita dal vescovo Giuseppe Zenti sul sagrato. Molti fedeli, hanno così evitato di entrare nella chiesa, dove si sono svolte funzioni per gran parte della giornata. A controllar­e che si formassero capannelli, sia gli agenti della polizia locale, sia i volontari dell’associazio­ne Templari d’Italia, riconoscib­ili dal mantello. Tra i molti presenti, c’è chi non ha voluto mancare per una questione di tradizione familiare. «La mia famiglia non è mai mancata – fa sapere Mariangela Bertucco – ho voluto continuare questa buona abitudine». E le «grazie»? Rosanna, impiegata all’azienda ospedalier­a, ha pregato per il lavoro. «Io mi sento al sicuro, anche se ho visto al Policlinic­o gli effetti dell’epidemia. Ma conosco molte persone in difficoltà e so che questo sarà il prossimo fronte caldo». Ad «alzare le rose» anche il sindaco Federico Sboarina. «Penso che sia giusto trovare anche più spazio per questa giornata - ha detto -. Per l’anno prossimo troveremo il modo di farlo in una piazza».

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