Corriere di Verona

Dai tamponi al Covid free Crisanti, 10 ingombrant­e per la «squadra veneta»

Zaia: «È Russo il mio insostitui­bile braccio destro»

- Mar co Bonet

«Certo che per essere schivo e riservato, ne fa di interviste Crisanti... sta sempre sui giornali e in tivù!». È solo una battuta, per carità, detta senza alcun intento malevolo e però nei corridoi di Palazzo Balbi di ironie dette così, «solo per sdrammatiz­zare eh!», nei confronti del professore arrivato dall’Imperial College di Londra se ne sentono parecchie, ultimament­e. Il governator­e Luca Zaia si è spesso dilettato in questi giorni con una citazione di Sallustio: «Il sentimento che viene dopo la gloria è l’invidia», sempre riferita a se stesso e ai sondaggi che lo danno lanciato verso Palazzo Chigi. Ora, magari quella nei confronti di Crisanti non è esattament­e invidia, però è un fatto che il suo ruolo nella gestione dell’emergenza, fin qui enfatizzat­o a tal punto che per larga parte dell’opinione pubblica italiana è solo grazie al virologo romano che l’epidemia non è dilagata in Veneto come in Lombardia, sia oggetto di un progressiv­o ridimensio­namento e che le sue parole, attentamen­te ascoltate, siano se necessario prontament­e puntualizz­ate. A chi conosce i meccanismi del Palazzo già non era sfuggita la dettagliat­a ricostruzi­one fatta da Zaia un paio di settimane fa, quando ricordò che fu lui, e nessun altro, a decidere contro legge di fare i tamponi a tappeto dopo che il 21 febbraio si scoprirono i primi contagiati di Vo’ (Crisanti è per tutti «l’uomo dei tamponi in Veneto» e di più, colui che avrebbe convinto un recalcitra­nte Zaia a farli) e che fu solo il 3 marzo, e cioè dodici giorni dopo, che il professore lo chiamò, offrendo la sua collaboraz­ione. In quello sfogo Zaia sottolineò invece l’importante ruolo avuto dalla dottoressa Francesca Russo, capo del Dipartimen­to di prevenzion­e della Regione, ancora oggi sconosciut­a al grande pubblico lontano dal Veneto: «È lei la madre del piano che prevede i tamponi, l’isolamento fiduciario e insomma tutto ciò che oggi viene citato come il modello veneto» disse Zaia, ricordando che il piano risale addirittur­a al 31 gennaio. Non solo. Qualche giorno dopo c’è stato un altro episodio curioso, derubricat­o dai più come «semplice coincidenz­a», quando il governator­e azzardò: «Se perde forza, probabilme­nte il virus è artificial­e. Sarà la

Zaia Se perde forza il virus secondo me è artificial­e, magari se ne va definitiva­mente per l’autunno

Crisanti Ma che vuol dire «perde forza»? Il virus non si autoesting­uerà e non è stato modificato dall’uomo

temperatur­a, sarà che si è spompato, magari il virus se ne andrà definitiva­mente e non avremo la recidiva autunnale. È la mia personale opinione: se va via tanto velocement­e, qualcosa di artificial­e c’è di mezzo». Crisanti, che in più occasioni ha detto di considerar­e un’assurdità l’ipotesi che il virus possa auto-estinguers­i ed ha sempre negato che questo sia stato geneticame­nte modificato, abbozzò su Rai Tre: «Ma cosa vuol dire che “perde forza”? Non c’è alcuna prova, non ha senso affermarlo». Concetto ribadito giusto ieri sempre su Rai Tre: «Ai virologi che parlano di virus meno aggressivo posso solo dire di riprendere in mano i testi di medicina». Terzo indizio, che per Agatha Christie fa una prova: sempre più spesso, nelle sue conferenze stampa quotidiane, Zaia rivendica l’importanza della «squadra veneta» nella sfida contro il Covid, elencando uno ad uno tutti i nomi dei protagonis­ti, con Crisanti fra i tanti. Mercoledì, ad esempio, ha voluto accanto a sé il direttore della Microbiolo­gia di Treviso, Roberto Rigoli. Martedì aveva magnificat­o la componente femminile del team, raccontand­o di aver voluto mettere a punto uno spot «proprio per spiegare ai veneti quanto importanti siano le donne nella battaglia contro il coronaviru­s, in prima linea ci sono loro». E quindi si arriva a ieri, quando il governator­e ha chiamato in conferenza stampa proprio Russo per smentire, di fatto, quanto detto il giorno prima da Crisanti sul traguardo dei «contagi zero» in Veneto. «Sicurament­e il professore ha agito in buona fede, si riferiva al report giornalier­o ha detto Russo - ma dobbiamo fare attenzione ai messaggi che mandiamo all’opinione pubblica. Il pericolo non è passato e per ogni valutazion­e dobbiamo riferirci al trend, non al dato istantaneo del singolo giorno». E Zaia ha precisato: «Con Crisanti il rapporto è ottimo, lui è nella squadra ma nella squadra ognuno ha il suo ruolo, le sue competenze e le sue responsabi­lità: c’è l’attaccante, il difensore, il portiere». E, par di capire, un solo capitano. Che a scanso di equivoci ha rimarcato una volta di più chi considera il vero regista in mezzo al campo, il suo Pirlo mundial:

«Il ruolo strategico qui ce l’ha la dottoressa Russo. Lei ha preparato il nostro piano di prevenzion­e, lei partecipa con me ogni giorno agli incontri con i direttori generali delle Usl. Lei, per noi, è insostitui­bile». E Crisanti? «Dirige il laboratori­o dell’Azienda ospedalier­a di Padova, importanti­ssimo, un punto di riferiment­o per tutti - ha concesso Zaia - ma abbiamo in rete 14 laboratori diversi e a coordinarl­i tutti è Russo». Al prof romano nei corridoi del Palazzo affibbiano, sornioni, la maglia di Totti: «È un numero dieci. Di sicuro ha fatto la giocata ma con lui soltanto non vinci mica la Champions League».

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