Parlamentari e consiglieri regionali restano critici sulle nozze Agsm-A2A
Tanti dubbi e una marea di domande. Ma per adesso, si va avanti. I tecnici della Roland Berger, advisor dell’operazione Agsm-Aim-A2A ed impegnati in un vero tour de force veronese, in questi giorni, hanno illustrato ieri pomeriggio il progetto di aggregazione ai parlamentari e ai consiglieri regionali veronesi. Erano presenti i parlamentari Paolo Tosato, Paolo Paternoster e Vito Comencini della Lega, Diego Zardini e Alessia Rotta del Pd, Ciro Maschio di FdI e Massimo Ferro di Forza Italia. I consiglieri regionali erano Manuel Brusco (M5S), Massimo Giorgetti (FdI) Stefano Valdegamberi (Gruppo Misto), Enrico Corsi (Lega) e Annamaria Bigon (Pd).Vale la pena di ricordare che, fino a un minuto prima della riunione, nessuno dei 12 presenti si era detto favorevole all’operazione: alcuni erano stati dubbiosi, altri critici, altri seccamente contrari.E dopo due ore di dati, cifre e discussioni, le posizioni non sono cambiate di molto. Particolarmente critico, nel corso dell’incontro, è stato il leghista Paolo Paternoster, che di Agsm è stato in passato il presidente. Il deputato del Carroccio, dopo aver premesso di parlare a titolo personale, ha messo in dubbio non solo il rapporto con A2A e le modalità sinora seguite, ma anche la necessità stessa di un’aggregazione con qualunque altra multiutility, specialmente se più «grande» di quella veronese. Paternoster ha anche criticato la gestione di Agsm nell’ultimo anno, sia per la mancata nomina di un direttore sia per la gestione di Ca’ Del Bue. Tutti i presenti hanno poi posto una serie di quesiti specifici, cui dovrebbe essere data risposta in un nuovo incontro il prossimo 5 giugno. Per Manuel Brusco (M5S) «non è uscito nulla che non fosse già a nostra conoscenza: resta quindi valida la nostra richiesta – aggiunge il pentastellato - di effettuare una vera gara pubblica, per il resto vedremo se arriveranno ulteriori novità».Per il Pd, l’onorevole Zardini ha detto che una riunione del genere si sarebbe dovuta fare ben prima di oggi, sottolineando ironicamente come le posizioni del suo partito (che a Verona è all’opposizione) siano state spesso più caute di quelle di alcuni esponenti della maggioranza, ribadendo la richiesta di un serio confronto tra le proposte tornate in campo questa settimana. In molti, da destra e da sinistra, hanno anche fatto il paragone con vicende del passato (Banca Popolare e Cassa di Risparmio) ma Roland Berger ha assicurato che stavolta non finirà con uno spostamento in Lombardia di ogni centro decisionale.
Presenze bipartisan Esponenti di Lega, Pd, Cinque Stelle e Forza Italia al vertice. La rassicurazione: «Il centro decisionale resterà a Verona»