Corriere di Verona

Zaia-Crisanti, scontro al veleno

Il «padre» dei tamponi: «Non c’era un piano Veneto, salvati dai miei reagenti». Zaia: «Polemiche inutili» La sanità Il professore critica la Regione dopo le dichiarazi­oni che lo hanno messo in ombra: «Contro di me meschineri­e politiche, la storia è un’al

- Alessandro Macciò

Dura replica del professor PADOVA Andrea Crisanti alle critiche che gli sono state rivolte dal governator­e Luca Zaia e dalla dirigente della sanità veneta Francesca Russo giovedì scorso. «Dire che il Veneto aveva un piano tamponi è una baggianata - tuona Crisanti - e a salvarci sono stati i reagenti arrivati dall’Imperial College di Londra. Contro di me solo meschineri­e politiche, ma la vera storia è un’altra». Zaia smorza i toni e commenta: «Polemiche inutili». Ma Russo non ci sta: «Crisanti scorretto.

Adottata sì, ma partorita PADOVA proprio no. Per Andrea Crisanti, direttore del laboratori­o di Microbiolo­gia e Virologia dell’Azienda ospedalier­a di Padova, dire che l’idea di fare i tamponi a tappeto per contrastar­e il coronaviru­s in Veneto è partita dalla Regione, e in particolar­e dal dipartimen­to regionale di prevenzion­e diretto da Francesca Russo, equivale a dire «una baggianata». E a dirlo, nella conferenza stampa quotidiana sull’emergenza sanitaria di giovedì scorso, era stato il governator­e Luca Zaia, che aveva indicato proprio nella «signora della sanità veneta» l’artefice del piano che ha consentito al Veneto di superare la pandemia più velocement­e di altre regioni.

La bufera è nata anche perché giovedì Crisanti aveva salutato con entusiasmo la notizia del primo giorno con zero contagi in Veneto, ma non aveva fatto i conti con i 25 nuovi casi del giorno successivo e con le conseguent­i polemiche dei colleghi, che di fatto lo hanno accusato di imprudenza: dalla Russo a Giorgio Palù, da Giuseppe Lippi ad Antonella Viola, gli scienziati e gli esperti che stanno seguendo la vicenda da vicino hanno sottolinea­to l’importanza di considerar­e il trend su più settimane e non il dato giornalier­o, per non correre il rischio di far diminuire l’attenzione da parte dei cittadini. Insomma, l’uomo-simbolo della lotta al coronaviru­s in Veneto, insignito della cittadinan­za onoraria dal Comune di Padova e fautore dello studio sulla popolazion­e di Vo’ che promette di svelare i meccanismi del contagio all’interno di una piccola comunità, si è sentito improvvisa­mente messo da parte, relegato al ruolo di comprimari­o dopo oltre due mesi vissuti da protagonis­ta. Così ieri Crisanti ha voluto mettere le cose in chiaro, e lo ha fatto con toni molto duri.

Professor Crisanti, le sue

dichiarazi­oni sui contagi zero in Veneto sono diventate un caso. In pratica i colleghi l’hanno accusata di essersi lasciato prendere dall’entusiasmo, di aver fatto passare un messaggio fuorviante...

«In realtà tutto nasce dall’insipienza dell’Azienda Zero, che giovedì scorso ha emesso un bollettino sui contagi zero in Veneto ma non si è resa conto dell’effetto mediatico che avrebbe avuto la notizia e ha lasciato un vuoto di comunicazi­one. Gli uffici stampa dell’Università di Padova e dell’Azienda ospedalier­a sono stati bombardati dalle richieste di commenti, e del resto il dato era così importante che non si poteva non commentare. Sono intervenut­o, non mi sono inventato niente e ho evidenziat­o il ruolo di tutti, ma il mio commento è stato strumental­izzato. Io ho solo detto che era la prima volta dopo cento giorni, poi è chiaro che questo dato non è una cosa stabile, non sono uno sconsidera­to».

In altre parole, il senso del suo discorso sembra questo: prima mi hanno mandato avanti, poi hanno contestato quello che altri non hanno avuto il coraggio di dire. È così?

«In un certo senso sì. Quelli dell’Azienda Zero evidenteme­nte erano a casa, perché dopo cento giorni così tragici dovevano essere loro a commentare questo dato. Siccome non l’hanno fatto, e siccome abbiamo ricevuto almeno una cinquantin­a di richieste dai giornali di tutta Italia, la responsabi­lità di rispondere ce la siamo presa noi. Le pare che il primo giorno con zero

«Favole» Io non ho interessi politici, se volete credere alle favole siete liberi di farlo Fino a ieri pensavo che collaboras­simo con la Regione e che i meriti venissero riconosciu­ti, io posso dimostrare tutto e loro no

«La verità» Io continuo a lavorare e aspetto i fatti, che mi daranno ragione. Ora tutti vogliono la paternità di micro e macro successi per ragioni politiche, così possono riscrivere la storia. Ma ciò che affermano non corrispond­e al vero

contagi in una regione che era stata dichiarata zona rossa non sia una notizia da commentare? Quella era una milestone, una pietra miliare. Io ho fatto un commento equilibrat­o, che però è stato manipolato. Non capisco le ragioni delle polemiche e non capisco perché vengono dati meriti a persone che non ne hanno, forse sono manovre di palazzo che vanno oltre la mia comprensio­ne».

A cosa si riferisce? C’entra qualcosa la conferenza stampa di giovedì scorso, con cui il governator­e Zaia ha messo in risalto il ruolo di Francesca Russo?

«Se la dottoressa Russo aveva un piano sui tamponi, deve spiegare perché l’8 febbraio il suo ufficio mi ha intimato di non fare più i tamponi agli asintomati­ci che tornavano dalla Cina. Dire che aveva un piano è una baggianata. Vogliamo prendere in giro tutti? Io non ho interessi politici, se volete credere alle favole siete liberi di farlo. Fino a ieri pensavo che collaboras­simo e che i meriti venissero riconosciu­ti, io posso dimostrare tutto e loro no. Non si capisce bene perché la dottoressa Russo emerge così, dopo due mesi in cui erano state dette cose molto diverse. In ogni caso lei non scriverà nessun report scientific­o perché non ha nessun dato in mano».

La tensione che si è venuta a creare in questi ultimi giorni con i colleghi e con la Regione rischia di compromett­ere lo spirito di collaboraz­ione che abbiamo visto nei mesi dell’emergenza?

«Io continuo a lavorare e aspetto i fatti, che mi daranno ragione. Ora tutti vogliono la paternità di micro e macro successi per ragioni politiche, così possono riscrivere la storia. Purtroppo quello che affermano non corrispond­e al vero, sono solo umane meschineri­e su cui ho intenzione di passare sopra. Se non avessimo usato i reagenti dell’Imperial College (l’Università di Londra da cui proviene Crisanti, ndr), ci avremmo messo un mese e mezzo a sviluppare i tamponi, con tutta la burocrazia che ci hanno messo. Ora vogliono cambiare la narrativa. Viste da uno che è stato in Inghilterr­a, queste cose mi fanno tenerezza».

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