IL VIRUS DI COPPIA
Il dato è significativo e parla di una crescita del 73 per cento delle chiamate al numero anti-violenza 1522 nel periodo primo marzo-16 aprile. È un riflesso di quello stare a casa che se ha contenuto il coronavirus ha fatto esplodere un altro virus latente in tante (troppe) coppie, quello delle minacce e delle violenze sulle donne. Il top in Lazio e in Toscana, più contenute – anche se in crescita – le chiamate nel nordest, mentre in Emilia è rilevante il numero delle telefonate da parte di donne che hanno subito violenza.
Minacce e violenze che talvolta arrivano al femminicidio, come punteggiano le cronache. Proprio in coincidenza con l’8 marzo, l’Istat ha prodotto i dati sugli omicidi in Italia. Tre le considerazioni da fare. La prima è che – fortunatamente – questo tipo di reato gravissimo continua a calare. È una tendenza ormai lunga perché è dagli anni novanta che il numero degli omicidi è decrescente. Notano i criminologi che l’Italia ottocentesca era – insieme con Ungheria e Spagna – uno dei paesi europei più violenti. Oggi invece l’Italia ha per fortuna perso questo primato vergognoso (anzi, meglio di noi in Europa c’è solo il Lussemburgo) e anche gli omicidi per mano mafiosa continuano la loro robusta contrazione (pur essendo la Campania in testa).
La seconda considerazione è che le medie, come spesso succede, nascondono la realtà. Per esempio quella di uomini e donne: perché per i primi la morte per omicidio cala davvero, ma per le seconde invece aumenta: le donne assassinate, che erano l’11 per cento del totale nel 1990, oggi sfiorano il 40 per cento. Sono due numeri che parlano da soli. Sono uccise da amori malati: per il 55 per cento dai partner o ex tali, per il 25 per cento da parenti: come avvertiva Freud, «l’odio è l’ombra di ogni amore». Secondo l’Eures, il principale movente dei femminicidi familiari risulta quello della gelosia e del possesso: li definiamo delitti passionali, ma la passione – evidentemente – c’entra assai poco.
La terza considerazione è che le medie nascondono anche le specificità locali. In buona sintesi: mentre gli uomini assassinati si hanno perlopiù nelle regioni meridionali e insulari, per le donne uccise la geografia criminale dell’Italia si rovescia quasi perfettamente:
Bolzano (Bolzano!) ha il maggior tasso di femminicidi, il Friuli è al quinto posto e Veneto ed Emilia si posizionano in una poco onorevole metà classifica delle venti regioni italiane. Per di più tutte le quattro aree citate sono peggiorate rispetto al triennio precedente (si salva insomma, nel nordest, solo Trento).
Se questi sono i numeri – a cui si potrebbero aggiungere quelli dei maltrattamenti, dello stalking, delle violenze sessuali, delle minacce – allora c’è molto da pensare. E moltissimo da cambiare.