Alice e i 1650 nati con l’emergenza Quei dieci parti da mamme positive
Le nuove vite Primo fiocco rosa anche al Magalini, ormai ex presidio Covid
VERONA Si torna a nascere anche al Magalini, uno degli ospedali simbolo dell’emergenza sanitaria da Covid 19. L’altra notte è nata una bimba.
Si torna a nascere anche al Magalini, uno degli ospedali simbolo dell’emergenza sanitaria da Covid 19 in provincia di Verona: quello che è stato riservato per due mesi esatti (dal 18 marzo al 18 maggio), secondo il piano regionale, al trattamento esclusivo dei pazienti colpiti da coronavirus. È bastato aspettare meno di una settimana da quando la maternità di Villafranca ha riaperto al pubblico per vedere il primo fiocco. Questa volta, di colore rosa. Alice è nata la scorsa notte, attorno all’una, pesa. La piccola pesa 2,9 chili ed è in ottima salute. «L’arrivo del primo nato è per noi una grande gioia. Un segnale importante di speranza e di ritorno alla normalità» sono le parole di Marco Torrazzina, direttore dell’Ostetricia e Ginecologia del Magalini. A cui si aggiungono quelle del responsabile della Pediatria, Marco Cinquetti: «In questi giorni, come staff della Pediatria ci si è dedicati tutti, con rinnovata passione, alla ridefinizione dei protocolli e dei percorsi neonatali». Grande soddisfazione anche per i genitori, con papà Damiano che ha potuto assistere alla nascita in sala parto. «Sono contenta di essere riuscita a partorire qui a Villafranca e che la mia bambina sia la prima nata in questa nuova “era” – racconta mamma Elisabetta –. Il Magalini era stata la mia scelta fin dall’inizio, ma a causa della situazione dovuta al Covid 19 sembrava impossibile. Invece, all’ultimo minuto ci siamo riusciti. È andato tutto bene, io e la piccola stiamo bene e non posso che ringraziare tutto il personale che ci ha seguito».
Negli altri ospedali della provincia, le nascite sono proseguite come sempre. Sono oltre mille i bambini nati nel periodo in cui le strutture sanitarie erano «militarizzate» causa coronavirus, 543 sono i neonati che si contano, da inizio aprile fino a ieri nei centri dell’Usl 9: 179 a San Bonifacio, 140 a Legnago, 112 a Negrar e 111 a Peschiera. Quanto all’Ospedale della donna e del bambino di Borgo Trento, centro nascite per il capoluogo, ha visto 650 nascite tra l’inizio di marzo e metà maggio. Anche all’ospedale pediatrico sono state prese (e proseguono) le massime precauzioni. «La difficoltà maggiore che abbiamo avuto – spiega Paolo Biban, direttore della Pediatria a indirizzo critico dell’azienda ospedaliera – è stata come operare nei casi di parti urgenti, quando non c’era il tempo materiale per il tampone: non si poteva avere la certezza che la madre fosse libera da Covid». Anche perché ci sono stati dieci casi di mamme positive, la stragrande maggioranza prive di sintomi gravi. «Ma due di loro – prosegue Biban – erano in condizioni tali da richiedere cure importanti. In ogni caso, abbiamo quasi sempre cercato di favorire il contatto tra madre e figlio così come l’allattamento al seno: nessun bambino ha sviluppato la malattia. Ora stiamo monitorando la possibile insorgenza di sintomi tipici della sindrome di Kawasaki (la malattia pediatrica che sta colpendo molti bambini nelle aree interessate da Covid 19, ndr) ma al momento non abbiamo riscontrato casi».