Corriere di Verona

Arslan, la pulizia dei libri inutili e l’atteso ritorno al tour dei bar

- di Roberta Polese

«Secondo me un po’ si esagera, si figuri che ero dalla parrucchie­ra l’altro giorno e non mi hanno nemmeno potuto dare il caffè come facevano sempre, le ragazze erano molto dispiaciut­e ma dicono che rischiano delle sanzioni, non si possono sfogliare nemmeno più quelle riviste che leggevo solo lì, un vero peccato, tutto questo ci toglie il nostro bisogno di leggerezza». La scrittrice padovana, armena d’origine, Antonia Arslan, è reduce da un periodo terribile: poco prima del lockdown ha perso il marito, ed è rimasta sola nella pandemia. «Sa che ho fatto? Ho messo ordine in casa, ho buttato via libri, e mi sono sentita meglio».

Professore­ssa non vorrà dirci che proprio lei butta i libri?

«I libri non vanno venerati, ce ne sono di stupidi, di inutili e brutti, che occupano solo spazio, liberarmen­e mi ha fatto bene, consiglio a tutti di togliere di mezzo i libri superflui, è terapeutic­o».

Deve essere stata dura per lei rimanere chiusa in casa da sola...

«Mi sono dovuta immergere nella solitudine più totale ma credo mi abbia fatto bene perché mi sono dovuta abituare per forza a stare da sola, non sono uscita neanche per la spesa perchè non sopportavo l’idea di mettermi mascherine e guanti per andare al supermerca­to».

Cosa le mancava della sua quotidiani­tà?

«Mi mancava viaggiare, in questo periodo dovevo essere negli Stati Uniti a promuovere la traduzione inglese de “Il libro di Mush”, gli americani sono geniali con i titoli, loro lo hanno chiamato “The Silent Angel”, avevo già i biglietti in mano e invece tutto annullato, pazienza, c’è di peggio nella vita».

Oltre ad andare dalla parrucchie­ra che ha fatto?

«Non vedevo l’ora di riprendere il mio “tour” dei cappuccini, in centro a Padova, il via dal bar sotto casa».

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Antonia Arslan

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