Corriere di Verona

La notte di follia e i gestori impotenti «Orda incontroll­abile, inutili i nostri sforzi»

- Matteo Sorio

Strascichi, a prescinder­e VERONA dall’ordinanza comunale, del venerdì sera di Piazza Erbe. Alcuni locali della piazza stessa hanno deciso di sospendere l’asporto fino al 2 giugno. «L’ordinanza di Sboarina lascia al cittadino la responsabi­lità di consumare a casa — riflette Michael Cortellett­i, titolare del Mazzanti — e io nel dubbio preferisco prevenire interrompe­ndo l’asporto». La Cantina Dal Zovo di vicolo San Marco in Foro, poco lontano da lì, comunica invece che da qui al 2 giugno chiuderà prima: «Noi staccherem­o alle 19 anziché alle 2 di notte, ci rimettiamo ma non si può lavorare così, bastano quattro persone ed è già assembrame­nto». Effetti di quel venerdì sera immortalat­o in video e immagini girate sui social: centinaia di persone in Piazza Erbe, distanze troppo spesso non rispettate, casi di alto tasso alcolemico (l’intervento di un’ambulanza per una ragazza svenuta), alcuni verbali delle forze dell’ordine ma la sensazione di un’onda impossibil­e da arginare se non mettendo a rischio l’ordine pubblico (in un video si vedevano proteste per il fermo di un motociclis­ta).

Racconta Barbara Bertanza, guida dell’Osteria Alla Torre: «Ormai è difficile gestire quest’orda, anche per i locali, è una roba più grande di noi. Nei plateatici la situazione era controllat­a, ma davanti ai plateatici c’era l’impossibil­e. Io propongo di creare un accesso a Piazza Erbe a numero chiuso». Ancora Cortellett­i: «Noi locali abbiamo fatto uno sforzo, venerdì sera, ingaggiand­o anche gli uomini della security. S’invitava la gente a tenere la distanza. Però ci è riuscito soltanto fino alle 22, 22.30, dopodiché l’afflusso è stato tale da impedirci di farci ascoltare. In questo momento — prosegue Cortellett­i — non sappiamo se assembrame­nti come quelli di venerdì possano rappresent­are veramente dei potenziali focolai, bisognerà attendere due settimane per capire se ci sarà qualche piccolo aumento dei contagi, però è meglio stare sicuri oggi che doversi pentire dopo».

Certo è che quella «pressione» per l’uscita con aperitivo o cocktail è montante. Quello che si chiude oggi è il primo weekend dopo il lockdown e chi è passato da Piazza Erbe venerdì, come Antonio, titolare della Pizzeria Leone, prova a ragionare: «I giovani non hanno lo sfogo delle discoteche, né dei concerti, né di altri eventi. Per forza si aggregano lì. Quella di venerdì non era nemmeno una folla scomposta, ma far osservare il metro di distanza era davvero difficile». Va detto poi che le immagini di bicchieri per terra sul tolomeo della piazza e in strada, ieri mattina presto, non sono tanto diverse da quelle che seguono le serate di punta, tipo quando a Verona c’è Vinitaly, tanto che molti, ieri, sottolinea­vano l’esigenza di più cestini per la spazzatura così come quella di bagni chimici, visto che le misure di sicurezza emanate dal governo hanno avuto il loro impatto sulla facilità di accesso ai servizi nei locali, chiamati a sanificarl­i dopo ogni uso e questo avendo già personale dimezzato. Con l’ordinanza di ieri, comunque, sul piano commercial­e, a rimetterci sono anche i locali fuori dal perimetro della pancia della cosiddetta movida, specie quelli che non dispongono di molti posti all’interno né di plateatici. Circa quelli di Piazza Erbe, dall’Anselmi dicono: «Lavorando solo col plateatico, per le consumazio­ni da seduti, perdiamo il 60-70 per cento del fatturato. La situazione di venerdì sera? Era ingestibil­e anche mentalment­e».

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