Pillon: «Ripresa a giochi aperti Se il calcio si rimette in moto le venete hanno molto da dire»
Il tecnico trevigiano, 695 panchine in carriera, e un sistema in attesa del via
«Se il calcio riprende quello veneto ha parecchio da dire». A inizio lockdown Bepi Pillon è finito in cronaca per la scelta di lasciare il Cosenza e tornare dalla famiglia. «Un allenatore deve pensare solo al campo, io invece pensavo solo a moglie e figli». Due mesi dopo, con il Baffo di Preganziol, 64 anni, Treviso, Padova e Chievo tra le tappe «locali» in una carriera di 695 panchine, si fa il punto tra A, B e C.
Poniamo che i campionati ripartano, Pillon: che cosa immagina?
«Se giochi ogni tre giorni le rose più larghe o le squadre avvezze al turnover sono avvantaggiate. Mi viene in mente il Cittadella».
Sesto posto in B, i granata, a -6 dalla seconda…
«Di solito quando fa tre gare in una settimana Venturato cambia 4-5 giocatori. Un turnover fatto bene, perché che giochi uno o l’altro l’impianto resta radicato».
Se stiamo in B ottavo è il Chievo: prospettive?
«Qualche alternativa ce l’ha anche Aglietti, rosa competitiva. Lui poi è già entrato in corsa all’Hellas, l’anno scorso, vincendo i playoff: sa come vincere subito e questo sarà il tema fondamentale se ricominciano i tornei».
A proposito di Hellas, ottavo in A con un turno da recuperare, qui si entra nel capitolo «porte chiuse»: perdere una tifoseria così è uno stravolgimento...
«Ogni volta che affronti l’Hellas al Bentegodi percepisci questo effetto trascinante. Qualcosa che permette alla squadra di andare oltre i propri limiti».
Cosa cambia davvero a porte chiuse?
«Da allenatore? Sembra la partitella del giovedì con la Primavera».
Tornando all’Hellas, Juric non ha mai fatto molto turnover, giusto?
«No, la rosa non è larga, in A poi la competitività è enorme: vedremo».
In C: il Vicenza è sul binario del grande ritorno?
«Ne vedo i presupposti, la programmazione paga sempre e loro lo stanno facendo: il campionato l’hanno già vinto. Quella di Rosso è una proprietà molto solida. Il ds, Magalini, conosce a perfezione il mercato. E Di Carlo aveva già fatto una scalata col Mantova dalla C2 alla B».
Come vede Venezia e Padova, tra B e C…
«Il Venezia l’ho osservato parecchio: vedo la mano di Dionisi, allenatore giovane, preparato. E il Padova ai playoff può farsi sentire».
Se si riparte quale sarà il primo problema da affrontare per un allenatore?
«La testa dei giocatori. E calcolare benissimo i carichi di lavoro perché appena riparti devi già sprintare. In un mese non è semplice».
Giochi ogni tre giorni: come si studia l’avversario?
«Semplice: non ci riesci. Partita, scarico, ripresa, partita. Per questo penso che alla ripresa i giochi saranno molto più aperti di prima».
Durante il lockdown sono esplose le video-telefonate tra ex giocatori…
«Non mi chieda niente perché non ho i social».
E una sola video-telefonata potendo scegliere?
«Klopp. Vorrei chiedergli come lavora in settimana. Quello che vedo in campo è fantastico, vorrei capire come ci arriva ma non provare a replicarlo: sarebbe folle».
Sono scomparse nelle ultime ore due grandi figure del calcio: l’ex allenatore Gigi Simoni e l’ex presidente del Padova Marino Puggina: li ha conosciuti?
«Simoni sì, grande allenatore e grande persona. Puggina no, ma faccio le mie condoglianze alla famiglia».
È tornato in Veneto a metà marzo: come siamo messi?
«Ai giovani della movida dico che possiamo anche aspettare un po’ prima di tornare alle vecchie abitudini. Per il resto sono fiducioso, mi pare che la Regione abbia fatto un buon lavoro».
La «griglia» tra A, B e C «Ottimo Verona, il Cittadella sa fare turnover; il Chievo c’è e a Venezia Dionisi lavora bene. Il Vicenza è già in B, Padova dirà la sua ai playoff»