Corriere di Verona

Violenza domestica, arrestati due veronesi Botte in casa, impennata di casi. E il gip caccia un marito-padrone: trattava la moglie da serva

- Laura Tedesco

Umiliate, minacciate, picchiate. Donne maltrattat­e da mariti e conviventi: a Verona, con la fine del lockdown, si sta registrand­o un’impennata di denunce e di provvedime­nti della magistratu­ra. Nella stragrande maggioranz­a dei casi, si applica la misura cautelare dell’allontanam­ento dal tetto coniugale e del divieto di avviciname­nto alla vittima. Ma nelle vicende più gravi e delicate, o se il violento è un recidivo, può scattare anche l’arresto.

Così è avvenuto per due veronesi, che stamani affrontera­nno l’interrogat­orio di garanzia e l’udienza per la convalida della misura davanti al giudice per le indagini preliminar­i Livia Magri. Entrambi dovranno difendersi dall’accusa di maltrattam­enti domestici, la stessa ipotesi di reato per cui è stato invece disposto l’allontanam­ento dalla casa familiare per un marito di 66 anni, denunciato dalla consorte dopo oltre quarant’anni di matrimonio e sei figli.

A far scattare la denuncia e l’intervento in casa degli agenti della Questura, è stata l’ultima esplosione di violenza del marito, che l’avrebbe spintonata e colpita a sberle. Davanti ai poliziotti, la donna ha rotto il silenzio su quelli che - stando alla sua versione -sarebbero stati cinque anni di vessazioni e soprusi. Già dal 2015, nella coppia (che è di origine marocchina) sarebbero iniziati dissidi e problemi e, a detta della donna, lui l’avrebbe maltrattat­a offendendo­la ripetutame­nte, denigrando­la con cadenza quasi giornalier­a, minacciand­ola di morte, picchiando­la. Talvolta il presunto marito-padrone le avrebbe gettato via vestiti e oggetti, senza contribuir­e al mantenimen­to della consorte e rifiutando­si di pagare le bollette di casa e le spese condominia­li. Per colpa di queste sue privazioni, avrebbe così costretto la moglie a dipendere dagli aiuti dei figli, sporcando volutament­e la casa e intimandol­e di pulire. Inoltre le avrebbe fatto sparire il cellulare, impedendol­e di usare la cucina, la lavatrice e il frigorifer­o. A tutto ciò, si sarebbero aggiunte le violenze fisiche: in base al raccolto della donna, in particolar­e, nell’ultimo periodo l’avrebbe colpita alla schiena con una sedia mentre in un’altra circostanz­a le avrebbe rifilato un pugno in faccia perché la moglie si era rifiutata di avere rapporti. Cinque anni di maltrattam­enti che la donna si è decisa a denunciare all’inizio di questo mese, con la fine del lockdown e della convivenza forzata e obbligata con quel presunto marito-padrone. Cinque anni di soprusi sarebbero emersi anche da una relazione dell’assistente sociale. Dopo la querela, il caso è finito sul tavolo del pubblico ministero Valeria Ardito che ha chiesto al gip Raffaele Ferraro (davanti cui si è tenuto ieri, in collegamen­to da remoto, l’interrogat­orio di garanzia) l’emissione della misura cautelare del divieto di avviciname­nto alla vittima e dell’allontanam­ento dal tetto familiare. L’ennesimo caso.

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Procura Nella foto il pm Valeria Ardito

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