Chievo, attenzione al fattore infortuni
Il peso decisivo delle assenze fino a marzo
Fattore I. Come «infortuni». È la variabile sconosciuta. E da scongiurare. Quella che, sul piano tecnico, pesa di più nel calibrare l’eventuale ripresa del calcio. Prendiamo il Chievo, che ieri ha ottenuto i risultati dei test sierologici, tutti negativi. Djordjevic,
Giaccherini, Obi, Di Noia, Cesar tutte tessere preziose, nel mosaico, passate dall’infermeria fra l’agosto e il marzo scorso. Senza quei malanni, costati tante assenze, la stagione avrebbe preso una piega più lineare. E magari oggi, nell’attesa della decisione sul riavvio del calcio, i gialloblù non guarderebbero il club dei playoff dall’ultimo «pass» disponibile, l’ottavo posto: perché il Chievo con i titolari e senatori a disposizione è una cosa, senza è un’altra.
Se la B riprende, Alfredo Aglietti e il suo staff dovranno focalizzarsi (anche) sui calcoli dello sforzo fisico. Mancano dieci turni più i playoff. Il calendario sarebbe ultra-compresso, roba da una partita ogni tre giorni, stile basket Nba o quasi. E questo significa riuscire a far sì che giocatori fermi da due mesi e mezzo — quasi il doppio rispetto alla normale pausa estiva tra un torneo e l’altro — concilino il bisogno di non sovraccaricarsi con quello di essere pronti per giocare gare subito decisive. Nel caso del Chievo, è ancora più vero se pensiamo che il calendario, qualora si ricominci, obbligherebbe ad affrontare subito tre delle prime cinque in classifica: Crotone (secondo), Spezia (quinto), Frosinone (terzo). Il punto è il pregresso, ciò da cui si arriva. Proviamo a fare un rewind.
Tra i più tartassati, Djordjevic,
l’attaccante serbo che Aglietti pone al centro del tridente. Trentatré anni a fine settembre, Djordjevic si era fermato sul più bello, tra 8° e 13° turno, per un problema muscolare agli adduttori, e al rientro ha avuto subito una ricaduta che gli è costata altre due partite: prima del lockdown, pareva nuovamente vicino alla condizione migliore. Altro senatore, Giaccherini, 35 anni, esterno nel tridente, quello con più qualità nei piedi insieme a Vignato: out per stiramento alla coscia fra 4° e 9° turno, un nuovo problema fra 13° e 17° giro, anche qui ci sarà da andarci coi guanti. Idem per Obi, 29 anni, il regista più sgamato, qualità e quantità: muscoli fragili, i suoi, niente di nuovo, nove partite saltate o per problemi o per evitare rischi. Ai box, prima del coronavirus, ci è finito anche Di Noia, 25 anni, la mezzala con più esperienza, fondamentale per una mediana che vive di giovani leve: le prime 12 giornate le aveva passata a recuperare dal vecchio infortunio al legamento del ginocchio sinistro, dopodiché tra 20esima e 26esima s’è fermato di nuovo per un problema alla caviglia. Qualche problema, peraltro, l’hanno avuto Cesar, ministro della difesa, capitano, e Ceter, centravanti di riserva. Precedenti di cui tenere conto, insomma. Anche perché, come detto, il Chievo quanto a «ricambi» si affida soprattutto ai giovani. E nella fase calda il turnover potrebbe portare con sé i suoi rischi. Se si riparte, avere tutti a disposizione diventa fondamentale.
Covid 19
Due giorni fa i giocatori si sono sottoposti ai test sierologici. Tutti sono risultati negativi