Pagelle ai dg, l’ira di Flor «Mi vogliono fare fuori»
Ma Zaia lo difende: «Nessuno sfratto, è tra i più bravi»
è il tempismo con cui è stata resa nota la graduatoria, all’indomani della bagarre tra il governatore Luca Zaia e il virologo Andrea Crisanti per la paternità del successo della campagna dei tamponi. «Ognuno tragga le sue conclusioni – aggiunge Flor –. Che sia un attacco nei miei confronti? Spero di no». Una contestazione, però, che sembra non essere mai arrivata all’amministrazione regionale. «Non abbiamo mai visto qualcosa di scritto – precisa Zaia –. Non è uno sfratto per Flor, questa affermazione è un’offesa alla giunta. Se voglio che qualcuno se ne vada non utilizzo delle tabelline, lo dico chiaramente, e Flor è uno dei dg più bravi che abbia conosciuto in vita mia. Non a caso l’ho scelto io». Secondo il governatore si tratta di una questione di premialità. «Umanamente posso capirlo, anche a me sembra strano che le due aziende ospedaliere siano ultime, ma la giunta non può mettere bocca sulle valutazioni delle commissioni, sarebbe un reato penale – fa notare –. Lo stipendio dei dg è composto di una parte fissa (154 mila euro annui per Flor) e una parte di premio che può arrivare fino al 20 per cento della quota fissa». Con questa valutazione, quindi, il dg padovano prenderà 23 mila euro invece di 30 mila come premio. A penalizzare il punteggio finale delle aziende ospedaliere è il fatto che a loro non vengono assegnati punti dalle conferenze dei sindaci, così come accade per le Usl.«Sono sbalordito – commenta il sincoinvolti
Luciano Flor è alla guida dell’azienda ospedaliera di Padova
daco di Padova, Sergio Giordani –. Credevo che il nostro ospedale fosse primo in classifica. Flor e Mantoan sono persone molto collaborative, forse tra loro c’è solo un’incomprensione». Ma a sentirsi sono anche tutti coloro che lavorano all’interno dell’Azienda ospedaliera. «È uno schiaffo in faccia – dicono i sindacalisti padovani di Cgil, Cisl e Uil, mai stati morbidi con Flor –. Il 2018 è stato un anno difficile, c’era una grave carenza di personale e non si facevano concorsi. Visto che gli indicatori della graduatoria sono per la maggior parte di natura economica, ci chiediamo: quando cominceremo a parlare di cosa ha bisogno la sanità pubblica e meno di finanza?».Si tratta di valutazioni del 2018 che nulla hanno quindi a che vedere con la gestione della pandemia. Certo è che vedere l’Azienda ospedaliera padovana, simbolo della lotta al Covid-19 che sembra abbia salvato tutto il Veneto dal disastro, ultima in una graduatoria fa uno strano effetto. E le continue liti tra Padova e Venezia sembrano il sintomo di un malessere intestino più profondo.
«Lavoriamo con Newtopia, l’agenza di Fedez, e avevamo molte cose pronte prima del lockdown, un nuovo Ep e un tour estivo poi cancellato. I concerti sono fonte primaria. Ora abbiamo in ballo alcuni live in streaming: ci sono anche aziende che per rilanciarsi pensano a eventi per clienti e dipendenti».
Il vostro lockdown?
«Con la band si fanno le bozze in studio a Milano poi ognuno arrangia a casa sua: eravamo già abituati a condividere idee via chat. Da amici ci è mancata la condivisione vera. Gli spunti creativi ti vengono anche a cena dopo le prove».
E da insegnante?
«Cose come la tecnica sul tamburo puoi curarle senza batteria. Ma io ho bisogno della stretta di mano, della pacca sulla spalla. Col tempo ho visto l’influenza negativa del lockdown: i ragazzi si spegnevano e anch’io ero stanco».