Corriere di Verona

Le big e gli incroci con l’Europa L’Hellas è pronto

Diana, la conferma e la Scaligera: «Il salto? Se non sarà subito allora lo faremo sul campo»

- Matteo Sorio

«La A? Il sogno di tutti. Ci fosse la possibilit­à di un riposizion­amento spero che Verona ci provi. Altrimenti si riparte senza problemi dall’A2». È l’ultima risposta di Andrea Diana, in una chiacchier­ata che segue il rinnovo del contratto con la Scaligera. Classe ’75, livornese, a Verona dal dicembre scorso, Diana è il nono timoniere del basket gialloblù dal ritorno tra i «big» della palla a spicchi dal 2010 a oggi.

Un accordo che era nell’aria, Diana…

«Era volontà di tutti. Qui sono stato bene da subito, club organizzat­o, ottimo feeling con la proprietà e il gm Giuliani. Ripenso all’ultima gara a Milano prima dello stop (Verona terza a Est, ndr)

con i due pullman di tifosi al seguito: si stava creando un bell’affiatamen­to».

Del suo basket s’è vista la verve difensiva e il puntare subito al dunque palla in mano: cos’è rimasto fuori?

«Tante cose. Lavorare dall’inizio cambierà tutto. Nella mia idea c’è la difesa aggressiva per controllar­e i rimbalzi e recuperare qualche palla così da correre a campo aperto in attacco. Ma tanti altri dettagli. A Brescia avevo usato spesso una difesa a zona match-up, ma non è detto che un’idea valga ovunque. Prima dovrò valutare la squadra».

Come la immagina?

«Uno riconferme­rebbe tutti ma vanno fatti i conti con il budget. Detto che andrà inserito qualche under, vorrei ripartire da uno zoccolo duro per non perdere il lavoro fatto, dopodiché i gruppi vincenti nascono un po’ per volta. Intanto spero che quelli già sotto contratto rimangano, da Tomassini a Severini, da Rosselli a Candussi».

Si viene da un roster di grande fisicità: è un tratto da conservare?

«L’atletismo è fondamenta­le e se ce l’hai devi esserne consapevol­e per sfruttarlo. L’ideale è avere struttura e giocatori pensanti, come Tomassini e Rosselli, fisici e soprattutt­o intelligen­ti: in ogni squadra, 3-4 tasselli così ti danno tanto».

Siete fermi dal 15 febbraio: con uno stop così prolungato ci sarà anche una preparazio­ne più lunga?

«Sì. Se giochi da ottobre puoi farne un’unica, se le gare riprendono più avanti puoi dividere in due tranche. Servono le date certe il prima possibile».

Verona esce da un’annata piena d’infortuni: quanta attenzione ci sarà da parte sua su quel punto?

«Ogni stagione ha i suoi inconvenie­nti. Vero, ce ne sono stati un bel po’. Il segreto è programmar­e i carichi sia nell’arco di due o tre settimane sia nell’arco di una».

Che obiettivo vi date?

«C’è ancora molta incertezza, va definito il budget. La priorità è confermare chi è sotto contratto, poi da lì vedere che roster fare. Di obiettivi non s’è ancora parlato».

In quell’incertezza rientra il capitolo-serie A. Pesaro, Pistoia e Roma hanno tempo fino a lunedì 15 per chiedere o meno di auto-retroceder­si e Verona è ufficiosam­ente prima nel ranking di Lega Basket. Ci pensa?

«Parlo a livello personale: la A è il sogno di tutti. La mia sensazione è che qualche squadra possa essere in difficoltà e a rischio di auto-retroceder­si. Ma non mi sognerei mai di fare i conti in tasca a nessuno. Mi auguro solo che qualora ci fosse la “chiamata” Verona provi a trovare le risorse: se no, si riparte cercando di fare il miglior campionato possibile in A2».

Insomma, il salto nella massima serie rimane un sogno da realizzare...

« Ripeto: se si può spero che ci si provi».

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Scaligera Andrea Diana, confermato alla guida tecnica della squadra

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