A Verona dieci antenne 5G
L’assessore Segala: no alle ordinanze contrarie, serve un piano condiviso
In Veneto ci sono 13 antenne 5G già installate e pronte all’uso. Ben 11 di queste si trovano in provincia di Verona. Tutte, meno una, nel capoluogo.
In Veneto ci sono 13 antenne 5G già installate e pronte all’uso. Ben 11 di queste si trovano in provincia di Verona. Tutte, meno una, nel capoluogo. Insomma: Verona è già, di fatto, la città del Veneto maggiormente preparata alla nuova tecnologia della comunicazione. Nonostante sia accresciuto, e non di poco, negli ultimi mesi, il fronte dei contrari. Da una parte i sindaci, di varia estrazione politica, che hanno emesso una specifica ordinanza per scongiurare l’installazione di infrastrutture 5G nel loro territorio. A oggi ci sono sei comuni che hanno optato per questa scelta: Villafranca, San Bonifacio, Isola della Scala, Sanguinetto, Vigasio e Trevenzuolo. Dall’altro le centinaia di firme depositate nel capoluogo per spingere la giunta Sboarina ad un’analoga presa di posizione. Ma le compagnie si stanno muovendo, scommettendo proprio sul capoluogo scaligero come la prima città nella regione che potrà vedere attivato il servizio. Sia chiaro: si tratta in tutti i casi di iniziative private, e tutte le antenne devono ancora entrare in funziona, anche perché manca ancora l’hardware che supporta il 5G. A rendere noti dati è Sabrina Poli, dell’osservatorio regionale agenti fisici dell’Arpav.
L’agenzia regionale di protezione ambientale deve essere per legge informata di ogni installazione. «Si tratta in tutti i casi – spiega – di impianti nella sola frequenza dei 3.700 megahertz». Giusto per dare un metro di paragone, ora, in provincia, sono attive 1.213 antenne telefoniche, di cui 352 nel solo territorio comunale. In tutto il Veneto, gli impianti attivi sono oltre 6.600. Insomma, si tratta dei primi pionieri, ma l’interesse per Verona città è netto. Merito, per l’appunto, del progetto avviato dal Comune con Tim e Amt, in cui la tecnologia 5G si intersecava con l’obiettivo della Smart city, che prevedeva l’utilizzo dedicato di tre app per la mobilità (una per le linee degli autobus, una per aiutare gli automobilisti a trovare parcheggio, una terza per il filobus venturo). Ebbene, a un anno e tre mesi dall’annuncio, il progetto è fermo. Lo comunica l’assessore all’Urbanistica Ilananze ria Segala. «Non è stato dato corso a questa iniziativa: il protocollo è ancora da implementare. Quanto alle antenne, installate da Tim, sono state effettivamente posate ma non sono ancora attive». Il motivo? «Una scelta politica – afferma sempre Segala – i sindaci del territorio si stanno confrontando sulla questione del 5G e così sta facendo anche Verona. Ritengo ‘pericolosa’ la scelta di fare ordi
contro il 5G, ma è giusto prendere tempo per valutare un piano antenne ed arrivare a un percorso condiviso».
Non stupisce, dunque, che Verona non rientri nemmeno nell’elenco delle città in cui sarà avviata la sperimentazione, nonostante i rumors che, l’anno scorso, la volevano tra le prime in Italia. Ufficialmente i centri interessati sono in tutto cinque: ci sono grandi capoluoghi di regione come Milano, a Nord, e Bari, a Sud, ma anche centri più piccoli, come L’Aquila, Prato e Matera.
Del tema ieri si è discusso al primo incontro (online) della rassegna “Open”, ideata dall’ordine degli ingegneri. A parlarne, tra gli altri, Mario Frullone, della fondazione Ugo Bordoni e Diego Dainese, esperto di bioelettromagnetismo. Per il presidente dell’ordine, Andrea Falsirollo: «Sul tema è necessaria un’adeguata divulgazione scientifica: del 5G si parla moltissimo ma in pochi sanno in cosa consiste».