Corriere di Verona

I locali del centro: «Senza il turismo il lavoro non decolla»

- Matteo Sorio

I tre nuovi tavolini fuori. Siamo in via Cappello. Lo sfogo è di Silvana Scolari della storica Pasticceri­a Cordioli: «Tolto qualcosa il sabato e la domenica, in settimana il lavoro non decolla. Siamo al -70% rispetto a prima. E il centro è pieno di problemi: tantissimi residenti l’hanno lasciato per affittare i propri appartamen­ti, la fetta rimasta è gente facoltosa che d’estate va nelle seconde case, restano gli anziani mentre lo smart working ci toglie anche la gente che lavora negli uffici. Ah, e le spese fisse, tutte sempre lì…». Sono passati venti giorni dalla riapertura dei locali. E il bilancio, tra ristoranti e bar, è che quasi sempre si lavora meno di un/terzo di prima. Anche nei casi di nuovi plateatici. Era il 18 maggio scorso quando, proprio in concomitan­za con le riaperture, peraltro non immediatam­ente generalizz­ate, il Comune approvava le linee guida per le richieste di ampliament­o o nuova installazi­one. In alcune zone del centro il via libera è arrivato: Corso Portoni Borsari, via Cappello, via Ponte Pietra, via Marconi, via Cattaneo e piazza Erbe, ad esempio, in tutto una dozzina di locali con qualche posto in più fuori. Ma permane un problema sollevato da tutti. «La gente ha ancora tantissima paura, i giovani no ma dai 40 anni in su ancora non si fidano e basta vedere quanti ancora girano con la mascherina all’esterno — racconta Salvatore Esposito del bar La Batida, 10 metri quadri di nuovo plateatico — Senza il turismo, per il resto, io lavoro l’80% in meno». Dice, Esposito, che «chiederò di poter usare il nuovo plateatico anche dopo il 31 ottobre, quando scadrebbe il permesso». Gli va dietro anche Massimo Mosca della Latteria Ponte Pietra: «Anch’io rinnoverò la richiesta. Il lavoro? A pranzo zero, a cena i veronesi ci sono, ma poi quest’estate temo andranno sul lago. Speriamo tanto nella riapertura delle frontiere». Ci spera anche, e soprattutt­o, chi i plateatici, per il momento, non è riuscito né ad allargarli né a introdurli. Gli esempi sono tanti. Trattasi di tutti quei locali in vie di attraversa­mento o con marciapied­i stretti.

Un esempio può essere il Punto Rosa di via Fratta: «In certi giorni siamo a 4 coperti contro i 120 di prima — spiega la titolare, Graziella Giacomi — mentre per le misure di sicurezza i posti sono scesi da quaranta a venticinqu­e». In quelle condizioni, per il settore diventano importanti anche i profession­isti che lavorano in centro. Ma come ribadiscon­o anche dal Caffè dell’Ammiraglio, Corte Melone, «lo smart working al momento ti toglie la clientela che arriva da banche e uffici. Nel nostro caso, potevamo anche chiedere un ampliament­o del plateatico, ma non l’abbiamo fatto visto che col “giro” di lavoro attuale va bene così». Ripete Marco Dandrea, titolare del ristorante Al Pompiere: «Si lavora il 25% rispetto a prima. Ancora troppe persone hanno paura di uscire. C’è stato un terrorismo mediatico a livello nazionale». A livello internazio­nale, adesso, urge la riapertura del rubinetto turistico.

E l’attesa è tutta per le frontiere che riaprirann­o da lunedì 15.

Il barista Lavoro l’80% in meno chiederò di usare il nuovo plateatico anche dopo il 31 ottobre

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I plateatici «allargati» spesso rimangono vuoti
(foto Sartori) Pochi clienti I plateatici «allargati» spesso rimangono vuoti

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