Cento giorni senza partite, l’Hellas affila gli artigli
L’ultimo match l’8 marzo a Genova, Juric olia i meccanismi del gruppo
Una settimana al via, il countdown prende velocità. Sabato prossimo torna il campionato di serie A dopo lo stop a causa del coronavirus. Il Verona affronterà il Cagliari, al Bentegodi, nella prima «notturna» in calendario. Gialloblù di scena alle 21.45 in uno stadio che sarà, giocoforza, senza pubblico.
Resta la speranza che a luglio si arrivi a una riapertura parziale, ma intanto si ricomincia con gli spalti vuoti. A che punto è la preparazione dell’Hellas? La squadra di Ivan Juric sta ritrovando l’intensità atletica che ne è stata la caratteristica più evidente, finché si è giocato. L’ultima gara disputata dal Verona è datata 8 marzo: a Genova, con la Sampdoria, il gol del vantaggio siglato da Mattia Zaccagni fu rovesciato dalla doppietta di Fabio Quagliarella. Il Covid 19 aveva già invaso l’Italia, 72 ore più tardi fu decretata la chiusura totale e anche il calcio si fermò. L’Hellas, dunque, rientrerà in campo a distanza di 104 giorni. Ovvio che ci siano tante incognite da scontare, dubbi da valutare, situazioni che non sono in alcun modo prevedibili. In queste settimane, Juric e il suo staff hanno lavorato minuziosamente sulla testa e sulle gambe dei giocatori. Andava tolta la «ruggine» che si era accumulata durante la lunga parentesi in cui non si sono potuti svolgere gli allenamenti. Come ha sempre chiarito il preparatore atletico del Verona, Paolo Barbero, gli esercizi effettuati a casa erano dei semplici surrogati, un modo per mantenere la forma e scacciare la noia.
Al centro sportivo di Peschiera del Garda, è stato necessario «ricostruire» e farlo in tempi contingentati. Le sedute individuali sono iniziate l’8 maggio, quelle di squadra il 26. Di seguito, Juric ha deciso di testare anche il terreno del Bentegodi. Nelle ultime due domeniche, così, il Verona si è allenato allo stadio. Sta bene, l’Hellas, è pronto alla ripartenza. Corre e corre pure bene. Che tutto sia come prima, tuttavia, non si può dire, come è logico che sia. L’assenza del fattore campo, di fatto annullato dalle porte chiuse, è un elemento di rilievo. Il Verona giocherà subito per due volte in casa. Dopo il Cagliari, ecco il Napoli, il 23 giugno. Quanto inciderà il rumore del silenzio per una squadra che ha nel suo pubblico il dodicesimo uomo? Lo si scoprirà presto. Ma l’Hellas non ha smarrito gli automatismi che Juric ha forgiato con cura artigiana da luglio e che sono stati congelati nei mesi in cui il calcio si è fermato. Li ha oliati, in questi giorni, tarandoli attorno alla necessità di preparare uno sprint tiratissimo, tredici partite da affrontare in 43 giorni. L’ha fatto con scrupolo, perché c’è anche da disinnescare il rischio degli infortuni, che secondo le statistiche in questo periodo cresce anche del 30%.
Proprio questo è l’aspetto che peserà più di tutti e che va tenuto in grande considerazione. Manca ormai poco, ma il Verona c’è.