Corriere di Verona

In Veneto 5 mila migranti, la Lega torna sulle barricate E Variati: «Via chi sbaglia»

Salvini : «Intervenga il ministro» La replica: l’hub esiste a causa tua

- Stefano Bensa

Sono circa cinquemila i richiedent­i asilo ancora presenti in Veneto, con le province di Verona (1.525) e Padova (1.400) a guidare la classifica. Seguono Treviso (804), Venezia (615) e Vicenza (circa 6700, sebbene lo scorso autunno si cercassero posti per 1.300 persone). Ma la stragrande maggioranz­a è ospitata in piccole strutture e appartamen­ti messi a disposizio­ne da privati o cooperativ­e che hanno partecipat­o ai bandi emanati da ciascuna delle sette prefetture venete. Una soluzione, concordano i funzionari interpella­ti dal Corriere del Veneto, che ha consentito di gestire con successo i migranti, specie nella «fase 1» del periodo Covid. Evitando assembrame­nti e, di conseguenz­a, la diffusione del contagio. L’esplosione del caso Serena, l’ex caserma di Treviso tornata sotto i riflettori negli ultimi due giorni, ha riacceso, però, le polemiche. Inevitabil­mente cavalcate da leader politici (Matteo Salvini in primis) che accusano il governo di non aver mai disinnesca­to quella che, potenzialm­ente, potrebbe rivelarsi una vera e propria bomba. Accuse immediatam­ente respinte dal governo stesso, secondo cui né Salvini (in qualità di ministro dell’Interno nel «Conte 1») né le autorità locali (soprattutt­o i sindaci di centrodest­ra) hanno mai consentito lo smantellam­ento della Serena per il più efficiente sistema «Sprar», l’accoglienz­a diffusa. Mentre riguardo agli ultimi fatti, il sottosegre­tario all’Interno Achille Variati (Pd) è categorico: «Chi crea tafferugli e disordini verrà espulso».

Accusa Salvini, a proposito del caso Treviso: «Con la Lega al governo - dice - avevamo bloccato gli sbarchi e ridotto le presenze di clandestin­i in tutta Italia. Ora l’invasione è ricomincia­ta: chiedo al ministro Lamorgese un intervento immediato. Soprattutt­o nel bel mezzo dell’emergenza Covid, Treviso e tutti gli altri Comuni vanno aiutati e difesi e non danneggiat­i con la presenza di violenti e balordi». Sull’evocata nuova invasione di migranti, tuttavia, la Prefettura è perentoria: «Non abbiamo avuto ulteriori arrivi dall’inizio dell’anno». Ed in effetti da febbraio gli arrivi si sono pressoché azzerati in tutto il Veneto.

Sulla posizione del segretario leghista concordano però il deputato di Fratelli d’Italia (nonché coordinato­re regionale) Luca De Carlo e il primo cittadino del capoluogo della Marca, Mario Conte. Secondo quest’ultimo «il ministro dell’Interno Lamorgese dovrebbe lasciare le poltrone romane e venire a vedere cosa sta succedendo alla “Serena”. Non è possibile che i sindaci non abbiano risposte sugli hub migranti e che si trovino, da soli, a gestire rivolte».

Ma perché nel Trevigiano non è stato seguito l’esempio di province come Venezia o Padova dove i grandi hub di Cona e Bagnoli sono chiusi già da tempo? Variati attacca soprattutt­o il fronte leghista: «Matteo Salvini, al suo solito, dice tutto e il contrario di tutto strumental­izzando ogni episodio. L’ex caserma Serena è attiva dal 2015 e da ministro non ne ha mai chiesto lo smantellam­ento. Oggi ospita 313 persone. Lui e troppi sindaci hanno fatto ostracismo nei confronti dello Sprar, un sistema che permette di tenere sotto controllo la situazione e garantisce un’integrazio­ne vera. Ripeto: c’è bisogno di collaboraz­ione da parte delle autorità locali». Quanto agli ultimi disordini, l’esponente del Partito Democratic­o promette: «Durante la fase Covid non potevamo espellere nessuno, ma d’ora in avanti riprendere­mo i procedimen­ti. Su Treviso si sta già indagando: chiunque, secondo gli inquirenti, abbia violato le regole e le norme di comportame­nto lascerà l’Italia». Anche perché, osserva Variati, la sicurezza sanitaria è stata garantita negli ultimi tre mesi. «Stiamo accertando se l’operatore giunto dall’Afghanista­n ha rispettato i protocolli sanitari e le disposizio­ni del Dcpm. Ma sia chiaro: se in una comunità si riscontra anche un solo positivo, tutti i suoi membri vanno sottoposti a tampone e ad un periodo di isolamento. Ciò vale per gli italiani come per gli immigrati richiedent­i asilo».

E mentre anche il governator­e Luca Zaia precisa «di aver sempre criticato quel tipo di assembrame­nto» - pur assicurand­o che i contagi registrati nell’hub «non sono un problema particolar­mente grave, ma da monitorare come nel caso della badante rientrata dalla Moldavia: il piano di prevenzion­e c’è e va attuato» - le prefetture ribadiscon­o come la soluzione ottimale sia proprio l’accoglienz­a diffusa.

Salvini Chiedo al ministro Lamorgese un rapido intervento sul caso

Variati Quell’hub è aperto perché la Lega si è opposta allo Sprar

Il prefetto A Padova abbiamo una accoglienz­a diffusa e funziona

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Sistemati Richiedent­i asilo mentre entrano in una delle strutture destinate all’accoglienz­a. Oggi la maggior parte è ospitata in case o piccole comunità

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