Picchiava la fidanzata incinta Patteggia grazie alla «terapia» L’ex compagno, 27enne veronese, ha partecipato a un corso antiviolenza
Era accusato di fatti gravi, tanto che dopo la denuncia della ex fidanzata,una veronese di 26 anni, per lui erano scattate le misure cautelari del divieto di avvicinamento alla vittima e dell’obbligo di presentazione per tre giorni alla settimana presso la stazione dei carabinieri competente. Ieri il giovane imputato, 27 anni, anch’egli veronese, doveva rispondere in aula davanti al giudice Giuliana Franciosi dei maltrattamenti reiterati e prolungati ai danni della ex partner: per quattro anni, dal 2016 al 2020, le avrebbe riservato violenze verbali ma anche fisiche, picchiandola addirittura durante la gravidanza. Accuse pesanti: ieri, in udienza, ha potuto patteggiare soltanto grazie all’attestazione della sua partecipazione a un corso contro la violenza sulle donne organizzato dal Comune di Verona.
Nelle scorse settimane, il ragazzo (il cui difensore è l’avvocato Lorenzo Ferraresi)ha preso parte a un ciclo di sedute a cura dello «Spazio di ascolto per uomini che agiscono violenza nelle relazioni affettive». Quando è scattato il lockdown per il Covid, i colloqui avvenite vano per via telefonica: il tema era «Non agire con violenza, scegli il cambiamento». Proprio grazie a tale esperienza, all’imputato è stato dato il via libera per poter patteggiare ieri la pena di due anni e gli è stato revocato il divieto di avvicinamento a fronte delle gravi imputazioni di cui rispondeva. In particolare, durante la loro convivenza caratterizzata anche dalla nascita di un bimbo, il 27enne avrebbe ingiuriato a cadenza quotidiana la compagna: «Stupida, deficiente, non hai la testa». In media, avrebbe alzato le mani su di lei due volal mese, con schiaffi e tirate di capelli: durante la gravidanza le avrebbe dato un pugno al fianco spingendola giù dalla scala. Quando il figlio aveva un anno e mezzo l’avrebbe presa a sberle in faccia e calci alle gambe. Un’altra volta le avrebbe lanciato una pentola in testa, un giorno le avrebbe tirato un pugno alla tempia che l’aveva fatta sbattere contro il muro: «Piuttosto che darti il bambino - l’avrebbe minacciata - ti ammazzo». Vessazioni tremende.