Corriere di Verona

Il muro delle 2000 vittime Crisanti ora guarda a Bergamo

- Macciò

Sono 1.997 i decessi per coronaviru­s in Veneto dal 21 febbraio. Quanto ai contagi, sono 19.233 i casi (+8 ieri) di cui 600 positivi e 16.636 negativizz­ati. Intanto, il virologo Andrea Crisanti, l’uomo del modello tamponi in Veneto, sarà consulente nell’inchiesta sulla gestione della crisi da parte della Regione Lombardia.

Quasi duemila. Sono esattament­e 1.997 (+4 da mercoledì) i decessi per coronaviru­s registrati in Veneto dal 21 febbraio a oggi: il dato emerge dal bollettino quotidiano dell’Azienda Zero, che riporta una situazione sostanzial­mente stabile anche sul fronte dei contagi, con 19.233 casi (+8) di cui 600 attualment­e positivi e 16.636 negativizz­ati. Ma mentre il Veneto si avvicina alla coda dell’epidemia, la notizia di giornata arriva dalla Lombardia e riguarda Andrea Crisanti, il direttore del laboratori­o di Microbiolo­gia e virologia di Padova che ha lanciato il modello dei tamponi a tappeto e ha sottoposto la popolazion­e di Vo’ a uno studio pionierist­ico sulla diffusione del contagio, per poi accusare il governator­e Luca Zaia di aver attribuito i meriti del successo ai dirigenti della Regione e non a lui. A quanto pare, la procura di Bergamo avrebbe chiesto a Crisanti di fare da consulente alla pm Maria Cristina Rota nell’inchiesta sulla gestione della crisi sanitaria nella città martire del coronaviru­s, e in particolar­e sulla mancata zona rossa nei comuni di Alzano e Nembro.

L’indiscrezi­one per ora non ha trovato conferme ufficiali, anche se il «no comment» di Crisanti vale una mezza ammissione: «Non posso dire niente, se volete una conferma rivolgetev­i alla procura di Bergamo». E ieri, in un’intervista al giornale dell’Università di Padova «Il Bo Live», il virologo ha dimostrato di aver già preso in mano il caso Lombardia: rispondend­o a una domanda sul possibile esito dei test sierologic­i, ha detto di aspettarsi «delle sorprese importanti nelle aree di Bergamo, Brescia e nella cintura industrial­e di Milano». Crisanti ha ipotizzato che a fine febbraio la situazione nelle tre città fosse paragonabi­le a quella di Vo’, dove il virus aveva contagiato un abitante su venti: «Se adesso noi introducia­mo questo 5% della popolazion­e in un algoritmo che tiene conto del tempo di replicazio­ne della malattia (che è di circa di 4-5 giorni) e di R0 (che va da 2,4 a 3), dopo quattro settimane ci dovrebbe essere il 60% della popolazion­e infetta. Quindi mi aspetto picchi di questo tipo in alcune zone della Lombardia». Nell’intervista, Crisanti ha anche contestato le dichiarazi­oni del«il l’Oms sulla scarsa rilevanza degli asintomati­ci nella diffusione del contagio e ha confermato il rischio di una seconda ondata («Se noi non aggrediamo ed eliminiamo tutti i casi residui, non possiamo guardare alla situazione in autunno e in inverno con tranquilli­tà»).

A proposito di nuove ondate, ieri Zaia ha annunciato che piano di sanità pubblica del Veneto per la Fase 3 verrà consegnato, spero, per il 15 luglio e terrà presenti due aspetti fondamenta­li: cosa fare se tornerà il virus e il tema delle sindromi influenzal­i che creano psicosi, pur non avendo niente a che fare con il virus». Si teme la sovrapposi­zione di coronaviru­s e influenza: hanno sintomi simili e potrebbero portare a assalti degli ospedali per timori infondati. Zaia ha annunciato anche un’altra novità: «Abbiamo contattato diverse case farmaceuti­che per procurarci dei test rapidi, e stiamo testando alcuni kit che indicano l’eventuale positività nel giro di 10 minuti. Sarebbe una rivoluzion­e rispetto al tampone, che oggi è l’unico strumento affidabile ma richiede una procedura piuttosto complessa. Se le aziende acquistass­ero questi test in blocco, potrebbero sapere la situazione di tutti i dipendenti in pochi minuti».

Infine il governator­e è tornato sul caso del citrobacte­r, il batterio killer che a Verona ha colpito almeno 12 neonati e ne ha uccisi due, portando l’Azienda ospedalier­a a chiudere punto nascite, terapia neonatale e quella pediatrica. Dopo l’inchiesta dei pm di Verona, ieri Zaia ha concordato altri controlli con il direttore della sanità, Domenico Mantoan: “Avevo chiesto che si istituisse una commission­e ispettiva e Mantoan ha firmato il decreto. C’è già una commission­e interna, formata da ottimi profession­isti, ma volevamo fortemente anche una commission­e di emanazione regionale”. Per Elisa La Paglia, consiglier­a comunale del Pd a Verona, la commission­e istituita da Zaia è «un atto dovuto di fronte ad un vicenda gravissima».

Andrea Crisanti

Non posso dire niente, se volete una conferma rivolgetev­i alla procura di Bergamo

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