Liberata in un oliveto la prima vespa samurai
Nel Veronese il flagello asiatico ha fatto oltre 100 milioni di danni
La provetta leggermente appoggiata sulle foglie, un’operazione di pochi secondi. Così è sbarcata ufficialmente nel Veronese la vespa samurai. Attesa da anni come la soluzione al flagello cimice asiatica, dopo un lungo studio in laboratorio (che va avanti dal 2015), l’insetto «avversario» arriva finalmente sul campo. Il nome è di quelli che incute timore: in realtà si tratta di un imenottero delle stesse dimensioni di un moscerino appena visibile a occhio nudo, noto con il nome scientifico di Trissolcus japonicus. Niente pungiglione, niente nidi ad alveare: gli esseri umani si accorgono a malapena della sua presenza. «È un parassitoide: prende di mira le uova della cimice asiatica e depone le proprie» riassume Giovanni Zanini, responsabile dei servizi Fitosanitari della Regione Veneto, che ha diretto il «lancio» dell’insetto.
Come prima area è stato scelto un uliveto biologico di Grezzana, di proprietà di Daniele Salvagno, presidente della Coldiretti Veneto. «Si tratta di un luogo ideale — spiega il titolare della Redoro — perché è un appezzamento isolato all’interno di una vasta area ad agricoltura biologica: si affaccia sulla Valpantena e questo potrà facilitare la diffusione dell’insetto».
Il fatto che non ci siano trattamenti chimici (come l’uso di pesticidi) è fondamentale: potrebbe invalidare il tentativo di introdurre la nuova specie. Tuttavia, quello di ieri, è solo il primo tentativo di una lunga serie: sono previsti 318 lanci in tutta la Regione nel corso dell’estate, per un totale di 35 mila esemche, plari liberati. Sono 106 i siti interessati in Veneto, in ognuno di essi l’operazione si ripeterà tre volte. Di questi siti, oltre la metà, una sessantina, sono in provincia di Verona, il che illustra bene quanto grave sia la situazione nel territorio. «Si tratta senza dubbio della provincia veneta più interessata dalla diffusione di questo insetto — ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura Giuseppe Pan, presente al lancio — parliamo di un fenomeno nella sola campagna veronese ha fatto oltre cento milioni di danni, tra pesche, nettarine, ciliegi, albicocche susine, olive, mais e ortaggi. Ma la coltivazione più colpita in assoluta resta quella delle pere: in certe aree sono persino sparite».
L’introduzione della «japonica» riguarderà tutta l’area pedemontana e quella della pianura, fino al confine con il Mantovano e con il Polesine. Per i risultati, avvertono gli esperti, ci vorrà molto tempo, sebbene la «samurai» sia capace di limitare fino al 90% la riproduzione delle cimici. «In questo modo si riequilibra una situazione che era sproporzionatamente favorevole alla cimice asiatica - riassume Alberto Pozzebon, agronomo dell’Università di Padova - ma non dobbiamo aspettarci la scomparsa totale di questo insetto».La liberazione della vespa samurai va ad aggiungersi al progetto di monitoraggio di Coldiretti Verona iniziato nel e ampliato quest’anno: i primi risultati dei 60 punti di monitoraggio parlano di una tendenza alla diminuzione, che dovrà essere confermata nel corso della stagione.