Corriere di Verona

Smaila, 70 anni festeggiat­i suonando e cantando

- Sorio

Umberto Smaila spegne settanta candeline e decide di festeggiar­e sul palco. «La musica è una cura universale» spiega l’artista veronese.

«Festeggiar­e il compleanno su un palco oggi? La vita va avanti. Guardiamo la tradizione della musica jazz. Ricordo le scene dei neri che onoravano il defunto suonando il dixieland, cantando, ballando. È così che dobbiamo prenderla. La musica è una cura universale». Fra una settimana, Umberto Smaila festeggerà i 70 anni suonando allo Smaila’s Blanca beach Club di Tropea in Calabria: il ritorno sul palco dopo quattro mesi di stop, invece, ieri sera al Parioli di Milano con il figlio Rudy.

Quella dello spettacolo è una falsa ripartenza, Smaila?

«Sono molto deluso dallo spostament­o a metà luglio per le discoteche, segno del poco interesse verso il mondo, la filiera, l’indotto che ci circonda. Aprirle dava un messaggio importante e lo si poteva fare, senza lo struscio o il ballare attaccati l’uno all’altro. Mettere addosso la paura è invece un grosso limite. E non capisco il voler trattare le regioni nello stesso modo quando l’85% dei contagi, qualche giorno fa, era in Lombardia. Il tutto crea incertezza generale: siamo in un limbo».

Lei e i suoi musicisti ripartite?

«Pian piano si riparte ma lentamente. Dopo il Parioli, il giorno del compleanno saremo a Tropea. Il 3 luglio, Cesenatico. Nella categoria “diseredati” noi della musica siamo stati gli ultimi presi in consideraz­ione. Dai grandi nomi, dai cantanti molto ricfare chi e abbienti, avrei voluto più collaboraz­ione, messaggi più decisi».

Quante persone lavorano con una sua serata?

«Una ventina. Quattro-cinque musicisti, un paio di tecnici del suono, un numero superiore di camerieri e addetti per il locale che ci ospita. È il caso standard delle cenespetta­colo. Per un evento a un matrimonio importante o a una convention di una grande azienda parliamo di decine di centinaia di addetti».

Le cene-spettacolo sono il format più produttivo?

«Negli ultimi 6-7 anni sì. Ed è il format che oggi potrebbe salvare capra e cavoli. Molte discoteche già lo facevano e ora la cena-spettacolo potrebbe permettere alla gente di ballare comunque sul posto».

La gente ha ancora paura?

«Io giro per Milano, la città ch’è stata più coinvolta nell’emergenza, e vedo i locali pieni. Immagino che le cose siano tranquille anche a Verona. Ho visto le immagini di Piazza Erbe piena. Purtroppo, per il politicall­y-correct la movida è la causa di tutti i mali».

Del resto quando tutto è chiuso ai giovani quale sfogo resta?

«Credo sia il pensiero di tutte le persone di buon senso: i giovani hanno bisogno di qualcosa».

Com’è uscito dal lockdown?

«Con molte canzoni in più al pianoforte in repertorio, quasi un centinaio direi. Ho ritrovato uno strumento che negli ultimi anni avevo abbandonat­o. Mi servirà per gli spettacoli nel passare da Frank Sinatra a Billy Joel a vecchi brani anni 60».

Di recente è riuscito a passare da Verona per salutare sua madre, vero?

«Una settimana fa. Mia mamma viaggia verso i 95 anni e ha avuto una disavventu­ra. Era stata portata in ospedale per sospetto di Covid19, il tampone è stato poi negativo, però si può capire bene cos’abbiamo passato vista la distanza e la situazione degli anziani. Aveva altri problemi, insomma, così è stata ricoverata in un altro reparto. Quei problemi li ha risolti. E il 3 giugno ci siamo potuti rivedere. Non smetteva più di piangere».

Uno dei momenti da ritrovare per la Verona dello sport è l’uscita dei tifosi dell’Hellas dal Bentegodi sotto le note di «Verona Beat» dei Gatti…

«Quell’immagine è una gioia immensa. Spero di poter venire a vedere il Verona un giorno. Mi rimprovera­no di tifare Milan ma quando ero bambino il Verona era in B e all’epoca tutti diventavan­o tifosi di una squadra di A. Scelsi il Milan per Rivera, ma tifo anche Hellas. Andavo al Bentegodi con la bandiera nel ‘68/’69, la promozione in A, l’allenatore era il grande Liedholm, un simbolo del Milan, quindi tutto torna».

Durante il lockdown Ho riscoperto il pianoforte, che negli ultimi anni avevo abbandonat­o. Ho aggiunto cento canzoni al mio repertorio

 ?? (foto da Facebook) ?? Il brindisi Umberto Smaila con il figlio Roy alla prima uscita dopo il lockdown lo scorso 25 maggio
(foto da Facebook) Il brindisi Umberto Smaila con il figlio Roy alla prima uscita dopo il lockdown lo scorso 25 maggio

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy