Corriere di Verona

«Risarcimen­ti milionari per salvare altri bimbi Nascerà un’associazio­ne»

- Laura Tedesco

«La causa civile di per sé non ha alcun valore, nessuna cifra mi ridarà mai Nina, nessun risarcimen­to mi riporterà mai mia figlia. Ma i danni per le gravissime responsabi­lità penali e anche morali in capo allo struttura ospedalier­a di Borgo Trento verranno comunque chiesti, saranno milionari e serviranno a salvare dalle sofferenze che ha patito mia figlia altri bambini affetti da mali inguaribil­i come Nina».

Dopo la battaglia per «chiudere quella macchina della morte che era diventato il padiglione della Donna e del Bambino e far finalmente bonificare da cima a fondo i reparti di Borgo Trento dove la mia piccola Nina e tanti altri neonati hanno contratto il Citrobacte­r», Francesca Frezza (in foto qui a sinistra) ha già aperto un altro fronte per cui lottare: quello delle cure palliative, e di «quel diritto alla terapia del dolore che alla mia piccola Nina è stato negato nei tre mesi in cui è rimasta all’ospedale di Verona», dov’era venuta al mondo l’11 aprile 2019 e dove il successivo 21 aprile ha contratto il batterio killer che l’avrebbe poi uccisa lo scorso novembre al Gaslini di Genova. «Solo dopo un mese che aveva contratto il Citrobacte­r a Borgo Trento, ci hanno finalmente detto che cos’avesse Nina. E poi a Verona è stata calpestata la legge sul testamento biologico, l’hanno trasfusa, le hanno praticato accaniment­o terapeutic­o. A mia figlia - ricorda Francesca - è stata negata la terapia del dolore, le davano della Tachipirin­a al bisogno, ma lei soffriva come un animale dalla mattina alla sera. Finché il 26 luglio l’abbiamo trasferita al Gaslini di forza, e lì i medici dopo venti minuti dal nostro arrivo sono partiti subito con della morfina, lenendo le sue sofferenze e concedendo a mia figlia almeno una morte serena e dignitosa. Ecco, io adesso voglio battermi per far soffrire meno altri bambini affetti da mali incurabili». Aggiunge Francesca: «Alla morte di Nina sono stata contattata da diverse mamme i cui bambini avevano anche loro contratto il Citrobacte­r a Borgo Trento, alcuni con grandi sofferenze. Nessun bambino - dice Frezza - deve patire dolori fisici di fronte a una morte certa.Dai grandi dolori avvengono i cambiament­i, la mia oggi è una vittoria e una preghiera che faccio alla struttura ospedalier­a di Borgo Trento, non deve succedere mai più quello che ho visto nella Terapia intensiva. Inoltre creerò un’associazio­ne, Fondazione Maruzza Lefebvre D’Ovidio onlus Veneto, regione dove ancora manca, in modo che ogni bimbo malato gravemente possa avere una vita dignitosa, venga protetto, difeso, tutelato. Perché le cure palliative esistono e la gente deve sapere che può avervi libero accesso. Parte dei proventi dai risarcimen­ti, infine, verrà donata al Gaslini Hospice pediatrico e terapia intensiva, dove Nina è stata assistita con amorevoli cure dai primari Luca Ramenghi e Luca Manfredini e dal personale fino al suo ultimo respiro».

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