Verona, Riello concorda: «Veneto importante in una logica nazionale»
Non ‘è dubbio sul fatto che il Covid-19 abbia assestato un’autentica frustata al sistema fieristico italiano (e internazionale), a volte incrostato attorno a vecchi schemi espositivi e territoriali. C’è un modello di business da ripensare radicalmente, in considerazione delle norme sanitarie e di distanziamento sociale, e sono ripartite nuove spinte aggregative tra i protagonisti del panorama fieristico italiano, in particolare con un’operazione ormai alla luce del sole che tocca direttamente il sistema veneto: la futura integrazione tra Ieg (la società nata dalla fusione tra Rimini e Vicenza) e Bologna.
Da Verona, dove ha sede uno dei maggiori enti fieristici nazionali (Vinitaly, Fieracavalli, Cosmobike Show, solo per citare alcune delle manifestazioni di punta) , non possono non guardare con la dovuta attenzione a questi movimenti e a uno scenario così profondamente mutato. Conferma Giuseppe Riello, presidente della Camera di commercio veronese, che della Fiera è uno de tre soci forti (gli altri due sono il Comune e la Fondazione Cariverona) con il 13,045%: «Che l’export traini l’economia del nostro Paese a oggi è un dato indiscusso, tant’è che il 75,3% delle imprese vedeva nella fiera uno strumento fondamentale per il proprio sviluppo, un cardine importante della nostra economia, che tra l’altro generava ricadute sui territori attraverso l’indotto. Parlo al passato - specifica Riello perché lo scenario post-Covid è completamente diverso. Il futuro delle fiere, oggi, è nelle mani dei governi internazionali e risiede nella capacità degli operatori fieristici di competere a livello mondiale con modalità digitali».
Si pone, quindi, un tema di competizione interna e internazionale, che indubbiamente spinge verso processi di aggregazione, perché acquisire un peso specifico sempre più rilevante diventa indispensabile. «Ma in questo momento mi chiedo se, ora che le tradizionali modalità di business sono state “spazzate via” dagli effetti del Covid-19 - osserva il presidente della Camera di
Folla in fiera Visitatori a Verona. A sin. Giuseppe Riello
commercio veronese -, la crescita per aggregazioni sia ancora la più efficace. Le fiere sono molto strutturate, sia come superfici che come organizzazioni. La necessità di disporre di ampie superfici potrebbe, in futuro, venire meno: dipende soprattutto da
quali soluzioni i diversi governi internazionali adotteranno per garantire la sicurezza di visitatori, espositori e lavoratori fieristici».
In questo contesto di incertezza avanza il processo di aggregazione veneto-emiliano, lungo l’asse Rimini-Bolognaproduzioni
Vicenza. Analizza Riello: «La fusione tra Ieg e Bologna Fiere andrebbe perciò valutata sulla base di come sarà il modello di business delle fiere postCovid, modello che ancora non è delineabile. Concordo con il mio collega Giorgio Xoccato, presidente della Camera di commercio vicentina, sul fatto che il Veneto debba giocare un ruolo importante nella definizione dei futuri player del settore, ma se inserito in una logica quantomeno nazionale e se orientato alla digitalizzazione del business».
Su quest’ultimo tasto, Riello insiste con particolare attenzione: « La trasformazione digitale - sottolinea - sta investendo anche il settore fieristico, con progetti che estendono all’on-line le opportunità offerte dalle esposizioni, creando nuove occasioni di incontro tra domanda e offerta disponibili per tutto l’anno. Già a marzo, le Fashion Week di Tokyo e Shanghai si sono svolte esclusivamente on-line: le hanno mandate in live streaming su piattaforme dedicate. Non a caso, la stessa Veronafiere - chiude Riello -, di cui la Camera di commercio è socia, ha fatto della trasformazione digitale uno dei driver strategici del suo Piano industriale, che prevede investimenti per 105 milioni di euro». (a.z.)
Riello
Le modalità tradizionali sono state spazzate via dagli effetti del Covid